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Modello finlandese. USB al Ministro: lasci perdere e affronti le vere priorità a partire dagli stipendi

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Le dichiarazioni del neoministro Fioramonti sulla necessità di modificare l’organizzazione didattica del nostro sistema scolastico ispirandosi alla Finlandia sta facendo discutere parecchio.

L’analisi dell’USB sul sistema finlandese

Fra le diverse prese di posizione vale la pena segnalare quella dell’USB (Unione sindacale di base) che in un comunicato di queste ore prendono in esame alcune variabili del sistema finlandese per evidenziare che raffrontare sistemi diversi non è affatto semplice.

Innanzitutto l’USB osserva che “anche scegliendo di prendere per buone le graduatorie stabilite dagli OCSE PISA, rimane una questione di fondo, ovvero se quanto affermato sul modello finlandese corrisponda a realtà e se esso sia confrontabile con il nostro”.
“Chi abbia avuto l’opportunità di osservare da vicino e farsi raccontare il sistema in questione dai finlandesi stessi sa che la scuola finlandese è suddivisa in modo diverso dal nostro: le superiori sono di 3 anni e iniziano a 16 anni, concludendosi tra 18 e 19. Tra i 18 e i 19, perché parliamo di una scuola che è organizzata non per anni, ma per corsi di 6/7 settimane da tenersi in un certo numero per anno scolastico e che, se non superati, vanno ripetuti”.

Una scuola del tutto diversa dalla nostra

“Non siamo in grado di dire se abbiano ridotto il tempo scuola rispetto al passato – si legge ancora nel comunicato – ma certo gli studenti finlandesi stanno a scuola fino alle due del pomeriggio o anche fino alle quattro. Vero è che ci stanno in un modo diverso, avendo a disposizione spazi grandi e accoglienti dove possono studiare, oltre che consulenti per le difficoltà nello studio e corsi di supporto. Hanno mense e caffetterie e le scuole garantiscono colazione e pranzo a prezzi davvero concorrenziali. Le scuole professionali dispongono di laboratori grandi, belli e aggiornati e, per capirci, una scuola superiore che ha circa 3000 studenti, può contare su un budget annuo di 3 milioni di euro da parte del governo”.

“Il ministro – aggiunge l’USB – ha anche affermato che a scuola si dovrebbe lavorare su percorsi interdisciplinari, possibilmente in compresenza. Questa dichiarazione ci lascia straniti, visto e considerato che le riforme susseguitesi dagli anni duemila hanno distrutto le compresenze nelle scuole italiane: dall’infanzia alle superiori, che si trattasse di licei sperimentali o delle compresenze con gli insegnanti tecnico pratici e coi conversatori”.

Il curriculum della scuola finlandese

In effetti – sostiene ancora l’USB – il nuovo curriculum della scuola finlandese andrà a regime nel 2021 e prevede la presenza di corsi multidisciplinari, o meglio articolati per temi, che coinvolgano più insegnamenti. Sono però corsi più lunghi e complessi, dove i docenti delle discipline mantengono il loro numero di ore, che svolgono con altri o da soli (dandosi il cambio), dopo che siano stati superati i corsi base e si tratta di “almeno” un corso multidisciplinare l’anno, non della scomparsa delle discipline.

Le nostre priorità

Secondo l’USB il Ministro dovrebbe evitare di sognare la Finlandia e occuparsi invece delle vere priorità del nostro sistema: “la mancanza di risorse, un equo sistema di reclutamento dei docenti, che tenga conto degli anni di servizio, la questione dell’edilizia scolastica e della fatiscenza di molti edifici dove noi e i nostri studenti passiamo gran parte delle nostre giornate, la cronica mancanza di risorse, la garanzia della libertà di insegnamento messa in pericolo da alcuni discutibili provvedimenti del ministro precedente, la dispersione scolastica, il rinnovo del contratto, gli stipendi dei docenti e del personale ATA, che sono ridicoli rispetto a quelli dei loro colleghi europei, finlandesi compresi, il cui contratto va rinnovato al più presto”.

“Per non parlare – conclude l’USB – dei danni portati al nostro sistema scolastico dalla legge 107, a cominciare dall’odioso istituto della premialità introdotto col bonus merito. Sicuramente non è tra le priorità un ulteriore taglio del tempo scuola, già ridotto pesantemente dalla riforma Gelmini e dall’inserimento dell’Alternanza Scuola Lavoro, taglio che andrebbe peraltro a svantaggio di chi viene da contesti familiari culturalmente e socialmente più difficili”.