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Nuovi assunti, Ugolini: si formeranno per step, come i medici. A settembre l’ultimo Tfa

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Al ministero dell’Istruzione si lavora ormai da oltre un anno sulle nuove abilitazioni all’insegnamento e sulla formazione iniziale dei docenti.

Entro 150 giorni è attesa la legge delega sulla materia, che rivoluzionerà l’accesso alla professione di insegnante. Che diventerà graduale, con contratti iniziali che non saranno ancora a tempo indeterminato. Intanto, però ci sono esigenze impellenti, come l’attuazione dell’ultimo ciclo abilitante Tfa e la stabilizzazione di decine di migliaia di docenti ancora collocati nelle GaE.

Ne abbiamo parlato con Elena Ugolini, già sottosegretario all’Istruzione del Governo Monti e oggi consigliere del ministro Stefania Giannini.

 

Ugolini, a che punto è la legge delega sulla riforma del reclutamento scolastico?

Un gruppo di lavoro nominato dal Ministro Giannini ha steso una proposta che è all’esame della Presidenza del Consiglio. Il lavoro è stato aiutato dal fatto che il comma 181 della legge 107/2015 conteneva indicazioni molto precise per la scrittura del provvedimento che dovrà seguire tutto l’iter legislativo: dalla prima lettura al Consiglio dei Ministri, alle commissioni di Camera e Senato, alla corte dei Conti, al Consiglio di Stato, per tornare poi, in seconda lettura, al Consiglio dei Ministri e infine alla Presidenza della Repubblica.

 

Il comma 181 della Legge 107/15 prevede come unico canale al ruolo l’accesso al “concorsone” dopo la laurea magistrale o il diploma accademico di secondo livello, con almeno 24 crediti specializzanti. Quando si partirà con questo modello?

I tempi dipenderanno dalla velocità con cui verrà approvata la legge. Sarebbe auspicabile che il prossimo concorso per l’entrata in ruolo dei nuovi docenti seguisse questa nuova modalità che intende valorizzare la formazione sul campo dei nuovi insegnanti e accelerare i tempi per l’ingresso nel mondo della scuola. Il concorso che è stato bandito nel 2012, dopo 13 anni di attesa, è stato il primo passo con cui si è cominciato ad invertire una patologia tutta italiana che vedeva entrare in cattedra persone a 40-50- 60 anni, dopo decenni di precariato.  Ora, grazie alla 107, al nuovo concorso e  a questa   legge, si sta cercando di passare dalla patologia alla fisiologia, inaugurando una modalità di formazione e selezione dei docenti che ci avvicina alle migliori esperienze europee.

 

Dopo aver vinto il concorso, il candidato sottoscriverà un contratto retribuito a tempo determinato e un primo anno di specializzazione che nella scuola rappresentano novità assolute: in che cosa consisteranno?

Il concorso nazionale selezionerà giovani laureati che verranno assunti con un contratto triennale a tempo determinato  che prevede diversi step:  un primo anno di specializzazione e tirocinio  svolto in collegamento stretto fra scuola e università, che si chiuderà  con  un esame per  conseguire il titolo che abilita alla professione; un secondo e un  terzo anno di formazione, tirocinio  e lavoro al termine dei quali ci sarà una valutazione complessiva che confermerà o meno l’entrata in ruolo del nuovo docente. Per i giovani che desidereranno insegnare, si prospetta una situazione simile a quella dei colleghi medici, con una differenza molto importante: il concorso nazionale  non darà semplicemente accesso ad un percorso per conseguire il titolo di specializzazione, ma ad un contratto triennale a tempo determinato che, attraverso periodi di formazione, tirocinio, lavoro e ad una valutazione svolta dalla scuola e dall’Università, permetterà di entrare in ruolo come docenti nella scuola statale.

 

Chi non ha partecipato o non risulti vincitore nei concorsi nazionali, avrà comunque facoltà di “iscriversi a proprie spese ai percorsi di specializzazione per l’insegnamento secondario”: quindi le vecchie Ssis, oggi Tfa, continueranno in qualche modo ad esistere?

All’ interno della legge delega verrà chiarito in che modo potranno conseguire la specializzazione all’insegnamento i docenti che vorranno insegnare nelle scuole paritarie, nei centri di formazione professionali accreditati per svolgere i percorsi triennali per assolvere l’ obbligo di istruzione  o in altri Paesi. La realtà in cui poter svolgere la professione di insegnante, infatti,  non si esaurisce  con quella  delle scuole statali. Lo spirito della legge è quello di valorizzare la professionalità dei docenti evitando che si ricreino nuove sacche di precariato.

 

A proposito di Tfa, in attesa che entri a regime la formazione iniziale della Buona Scuola, in tanti attendono l’avvio del terzo e ultimo ciclo: quando partirà?

È già tutto pronto per l’inizio del prossimo anno scolastico: sarebbe sbagliato non dare la possibilità ai nuovi laureati che desiderano insegnare di poter acquisire da subito il titolo che abilita alla professione. Nella legge, saranno indicate le modalità e i tempi con cui si farà convivere il vecchio e il nuovo sistema di formazione iniziale ed entrata in ruolo dei docenti .

 

L’ultima domanda è sui precari storici inseriti nelle GaE. Il Miur ha assicurato che non hanno nulla da temere, perché le graduatorie saranno svuotate nel corso degli anni: ce lo conferma?

La legge verrà rispettata. Quest’ anno abbiamo visto entrare in ruolo persone di 60 anni che avevano fatto un concorso nel 1991: sottolineo “fatto”, non “vinto”. Speriamo di uscire da questa situazione nel più breve tempo possibile.

 

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