Home Politica scolastica Nuovo ministro dell’Istruzione, dai sindacati caute aspettative: tutti i problemi aperti

Nuovo ministro dell’Istruzione, dai sindacati caute aspettative: tutti i problemi aperti

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Hanno fatto il punto della situazione, spiegato con i dati il “bilancio di una legge disastrosa” e messo sul piatto le richieste per un cambio di rotta.

Sono i cinque maggiori sindacati della Scuola, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, guidati dai rispettivi segretari provinciali, che in questi giorni stanno svolgendo una tornata di assemblee sindacali unitarie nella provincia di Vicenza.

La domanda più incalzante, dopo il giuramento del nuovo Governo Gentiloni e il cambio di ministro al Miur, è: “Cosa aspettarsi?”. Un conto sono le richieste, già definite da tempo dai sindacati, un conto sono le aspettative, indotte dalle vicende politiche post referendum.

C’è cautela, non si sa se più prudente o piuttosto diffidente. “Non so cosa sia possibile aspettarsi”, dice Enrico Bianchi della Uil, interpretando il pensiero anche degli altri. “È una ministra di provenienza sindacale. Spero abbia una visione tendente ad una vera Buona Scuola”.

Le richieste che i sindacati intendono portare avanti unitariamente sono chiare e precise: revisione della mobilità col ritorno alla titolarità su scuola, revisione della legge 107, rinnovo contrattuale, attenzione per gli Ata e i precari.

L’analisi dei problemi aperti è molto lunga.

 

LEGGE 107

Ha cominciato Doriano Zordan, segretario Snals di Vicenza, ad illustrare il “Bilancio di una legge disastrosa” e parlando senza mezzi termini di “arroganza, incompetenza e irresponsabilità” di un governo che ha voluto stravolgere la Scuola, soffermandosi in particolare sugli effetti: aumento esponenziale del contenzioso, avvio disastroso dell’anno scolastico, incertezza sulla sede di servizio dei docenti, deriva dei principi ispiratori dell’autonomia scolastica, e perfino aumento del precariato.

 

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RINNOVO DEL CONTRATTO

Dal 2009 al 2013 la perdita di potere d’acquisto degli stipendi di chi lavora nella Scuola è stata del 9,6%. Dire di no agli 85 euro proposti dal governo dopo 8 anni di Contratto scaduto non era possibile, ha detto Massimo Gennaro della Cisl. Ma adesso si tratta di negoziare su alcune richieste chiare: dal mantenimento della progressione di carriera per anzianità di servizio al riconoscimento di funzioni specifiche legate alla didattica o all’organizzazione, con trattamenti stabiliti a livello nazionale e non più di singola scuola, per ridurre la discrezionalità nella distribuzione del Fis. Quanto agli 85 euro, per il governo si tratta di aumento “medio”, mentre i sindacati lo intendono come “non inferiore” a 85 euro, oppure sarebbe inaccettabile.

 

FORMAZIONE

Le attività di formazione devono essere deliberate dal collegio dei docenti e non imposte unilateralmente dal dirigente scolastico, come ha ricordato Renata Veronese della Gilda. L’aggiornamento  ritenuto “obbligatorio” deve essere fatto in  orario di lavoro, cioè compreso nelle 40 ore, finché è in vigore l’attuale Contratto. L’aspetto più inquietante riguarda però la card docenti: “Serve a pagare i formatori e i corsi organizzati dalle varie agenzie?”, si è chiesta Veronese. Bisogna fare attenzione a non utilizzare la card per corsi spacciati per obbligatori dal dirigente, e tenere presente che il principio costituzionale della libertà di insegnamento comprende anche la possibilità di scegliere come formarsi, seppure in coerenza con il piano dell’Istituto.

 

PRECARIATO

Non è diminuito, come non è diminuita la supplentite. A spiegare le ragioni è stato Carmelo Cassalia della Cgil. Il piano di stabilizzazione previsto dalla legge 107 è un atto “positivo, atteso e dovuto”, dopo la sentenza della Corte europea del 2014. Ma “ha lasciato tutti scontenti, assunti ed esclusi”. Erano state promesse 150mila assunzioni. Ne sono state fatte 103mila, su 300mila precari che si trovano nelle graduatorie di istituto. Il piano di assunzione con nomine a livello nazionale è stato poco trasparente e soprattutto non ha tenuto conto del reale fabbisogno delle scuole. Specialmente al Nord restano troppe cattedre vacanti sulle quali c’è stato un valzer di supplenti. Basta pensare che a Vicenza, dopo le assunzioni, restavano 2500 posti vacanti. I precari dunque sono stati lasciati nella instabilità e marginalità.

 

DELEGHE BUONA SCUOLA

Una delle maggiori incognite riguarda le 9 deleghe attuative della legge 107, che scadono il 13 gennaio 2017 e servono a completare la riforma. Riguardano materie importanti come esami di stato e valutazione, scuola infanzia, revisione istruzione professionale, reclutamento e concorso docenti, testo unico, diritto allo studio. “Non so cosa ci aspetti”, conclude Enrico Bianchi della Uil, di certo “per modificare una norma serve un’altra norma”. Vediamo se ci sarà la volontà politica.

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