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Obbligo a 16 anni: non è tutto semplice

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All’interno della maggioranza di Governo le perplessità sulle scelte del ministro Fioroni (anche se non sempre espresse apertamente nelle sedi istituzionali) stanno aumentando, tanto che poche settimane fa Loredana Fraleone, della segreteria di Rifondazione Comunista, è arrivata al punto di dare un vero e proprio aut-aut al Ministro: entro l’autunno – è questa la richiesta di Rifondazione – bisognerà affrontare in modo chiaro il problema dell’elevamento dell’obbligo scolastico a 16 anni.
Il fatto è che proprio questo punto potrebbe creare problemi molto seri al Ministro e all’intera maggioranza.
Intanto c’è da dire che nella direttiva ministeriale di fine luglio quello dell’obbligo a 16 anni viene fatto rientrare in quello più ampio della lotta all’abbandono scolastico; trattandosi però di uno dei punti-chiave dell’intero programma scolastico dell’Unione ci si sarebbe aspettati una maggiore enfasi e soprattutto indicazioni più precise sulle modalità di attuazione.
D’altronde che il Ministro abbia qualche difficoltà a chiarire bene in che modo si dovrà arrivare all’obbligo a 16 anni è piuttosto evidente: intervenendo il 20 luglio al Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni aveva escluso che per realizzare tale obiettivo si debba percorrere la strada del disegno di legge.
“Andare in Parlamento – aveva detto in sintesi Fioroni – è molto complicato, il percorso sarebbe lungo e accidentato, credo sia meglio utilizzare strumenti di più rapida attuazione”.
Ed è proprio qui che nascono le difficoltà perché in molti fanno osservare che portare a 16 anni l’obbligo scolastico non è faccenda semplice, anche dal punto di vista normativo.
C’è per esempio di mezzo il dettato costituzionale dell’art. 34 (“L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”) che non solo impone la gratuità della scuola obbligatoria, ma sembra anche prevedere che tale obbligo debba stare dentro il livello della “istruzione inferiore”.
Se così fosse potrebbe essere necessario modificare l’impianto della legge 53 e ridefinire in modo diverso la distinzione fra I e II ciclo di istruzione.
Ma questo potrebbe allungare (e non di poco) i tempi di attuazione del provvedimento. Nel frattempo riuscirebbe il ministro Fioroni a tenere calma la sinistra radicale che – giusto per surriscaldare un clima non proprio disteso – ha già provveduto a presentare autonomamente due disegni di legge per elevare l’obbligo a 18 anni e a sostenere apertamente la legge di iniziativa popolare che prevede anche aumenti di organico nell’ordine del 20% ?