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Obbligo scolastico da 3 a 18 anni. Tra il dire e il fare c’è di mezzo…

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La proposta dell’ “obbligo scolastico da 3 a 18 anni” si sta ormai diffondendo e consolidando nel dibattito politico e sindacale.
Senza entrare nel merito della valenza pedagogica della proposta (in rete si leggono anche molti commenti di dissenso variamente motivati proprio sotto l’aspetto culturale e pedagogico) proviamo, per intanto, a suggerire qualche elemento di riflessione per capire se davvero la proposta abbia possibilità di diventare operativa in tempi rapidi.

E’ chiaro che se l’obbligo a 18 anni dovesse coincidere con la conclusione del II ciclo di istruzione a quella età si porrebbe subito il problema di decidere se licei e istituti tecnici e professionali debbano durare 4 o 5 anni.
E’ probabile che una riduzione a 4 anni vedrebbe contraria la maggior parte dei docenti della secondaria di secondo grado.
Per mantenere intatta la durata di ciascun segmento scolastico della secondaria (3 anni di primo grado e 5 di secondo grado) con l’uscita a 18 anni sarebbe necessario riordinare scuola infanzia e primaria in modo da avere due anni di infanzia (obbligatoria) e 5 anni di primaria.
Ma, a questo punto la primaria dovrebbe iniziare a 5 anni ed è qui che potrebbero nascere problemi di non facile soluzione in quanto – ad oggi – non c’è accordo fra gli esperti sulla opportunità di avviare bambini così piccoli ad apprendimenti sistematici.
Certamente sarebbe possibile rivedere i “programmi” della primaria in modo da adattarli alle nuove fasce di età, ma questo – a suo volta – comporterebbe anche una revisione delle indicazioni nazionali della secondaria di primo grado.
Insomma, a noi pare che l’uscita a 18 anni senza toccare la durata della secondaria di secondo grado comporti necessariamente una revisione organizzativa ma anche didattica dell’impianto dell’intero sistema di istruzione.
Un tentativo in questa direzione lo aveva fatto 20 anni fa il Ministro Luigi Berlinguer e sappiamo come andò a finire.

Ma ci sono anche molte altre questioni da risolvere, a partire da quelle strutturali (l’attuale patrimonio edilizio consente di estendere l’obbligo scolastico ai bambini di tre anni?) per arrivare a quelle di natura economica (e questa sembra davvero una missione impossibile).
Ne parleremo in un prossimo articolo.