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PA, depositata la sentenza sull’incostituzionalità del blocco degli stipendi

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La sentenza della Consulta sull’incostituzionalità del blocco della contrattazione nel pubblico impiego e quindi degli stipendi, fermi oramai da sei anni, è stata depositata in queste ore.

Nella sentenza, ricordiamo, è stato spiegato che il ‘reiterato protrarsi della sospensione delle procedure di contrattazione economica altera la dinamica negoziale in un settore che al contratto collettivo assegna un ruolo centrale [..] il contratto collettivo si atteggia come imprescindibile fonte, che disciplina anche il trattamento economico, nelle sue componenti fondamentali ed accessorie e ‘i diritti e gli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro, nonché le materie relative alle relazioni sindacali‘.

Inoltre, spiegano sempre dalla Corte Costituzionale, ‘in una costante dialettica con la legge, chiamata nel volgere degli anni a disciplinare aspetti sempre più puntuali, il contratto collettivo contempera in maniera efficace e trasparente gli interessi contrapposti delle parti e concorre a dare concreta attuazione al principio di proporzionalità della retribuzione, ponendosi, per un verso, come strumento di garanzia della parità di trattamento dei lavoratori e, per altro verso, come fattore propulsivo della produttività e del merito‘.

A commentare i contenuti del parere espresso dalla Corte Costituzionale, i possibili effetti e l’inerzia attuale del Governo, è stata Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil.

Stiamo parlando, ha detto la sindacalista, di “una sentenza molto articolata e densa di puntualizzazioni, che andrà analizzata nei suoi molteplici aspetti ma che senza dubbio conferma alcuni punti per noi fondamentali e che meritano un’adeguata risposta del governo e in prima istanza dal ministro Madia”.

Sorrentino annuncia quindi che “la mobilitazione continuerà fino a quando il governo non convocherà le organizzazioni sindacali, non per comunicare atti unilaterali ma per annunciare che si avvia il tavolo per il rinnovo del contratto”.

Per Sorrentino, dunque,”si va ben oltre il fattore economico: come la Cgil sostiene da sempre, la contrattazione è uno strumento fondamentale per qualificare ed innovare la pubblica amministrazione. Il diritto alla contrattazione per i lavoratori pubblici va ripristinato immediatamente, la Corte definisce infatti la violazione della libertà sindacale ‘un sacrificio del diritto fondamentale tutelato dall`art. 39 della Costituzione, proprio per questo, non è più tollerabile'”.

La sindacalista Confederale ha ricordato anche che “il ministro ha dichiarato che le risposte ci saranno nella Legge di Stabilità, cosa che indubbiamente andrà verificata, ma per ciò che riafferma la sentenza, il Governo deve cambiare le norme del ddl scuola e del ddl Madia, che sottraggono competenze ed autonomia alla contrattazione e rafforzano le disposizioni di legge sulla regolazione del rapporto di lavoro”.

 

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Per queste ragioni, prosegue Sorrentino, “la Cgil sostiene la mobilitazione dei lavoratori dei settori pubblici e della conoscenza, perché dietro la richiesta di riaprire la contrattazione e di utilizzarla come strumento di innovazione e cambiamento c’è un’altra idea di pubblico: efficiente, efficace, garante dei diritti fondamentali e fattore di sviluppo”.

Per la segretaria confederale “nei provvedimenti del governo non c’è questo disegno ma, anzi, la vecchia ricetta trita e ritrita che con tagli agli stipendi e ai servizi si possa diminuire il debito pubblico scaricando il peso di queste operazioni su lavoratori e cittadini”.

“Una vera contrattazione, diffusa e autonoma dagli interessi della politica, può determinare realmente quel cambiamento di cui la P.A. ha bisogno, investendo sul lavoro e non mortificandolo. Anni di blocco e spending review – conclude Sorrentino – hanno aggravato la situazione, non prodotto economia di scala: esternalizzazioni, appalti al massimo ribasso, leggi che hanno portato non al riordino istituzionale ma al caos, come dimostra il caso delle province”.

 

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