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Parte la mini-sperimentazione della riforma

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Il Progetto, cui parteciperanno non più di due scuole statali per ciascuna provincia e due scuole paritarie per ogni capoluogo di Regione, mirerà a favorire "laboratori di ricerca" su temi attinenti alla riforma degli ordinamenti scolastici nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole elementari limitatamente alla prima classe.
Sarà il Direttore Generale di ciascuna Regione a redigere, in collaborazione con  l’Irre ed i responsabili dei Centri di Servizi Amministrativi, il piano regionale delle istituzioni scolastiche inserite nel programma nazionale di sperimentazione. Presso il Dipartimento per lo Sviluppo dell’Istruzione del Miur, sarà creato un apposito Osservatorio Nazionale, articolato in Osservatori Regionali, con funzione di definire i criteri per l’attuazione ed il monitoraggio del progetto nazionale di sperimentazione.

Si sperimenterà, limitatamente ad un circolo didattico per ciascuna provincia e a una scuola paritaria di ciascuna Regione, l’anticipo della frequenza nella scuola dell’infanzia per i bambini che compiano i tre anni entro il 28 febbraio 2003 e nella prima classe della scuola elementare per i bambini che compiano i sei anni di età entro il 28 febbraio 2003.

Saranno le scuole interessate, nel pieno rispetto della valorizzazione dell’autonomia, a curare il relativo progetto che dovrà recare l’indicazione dei contenuti e degli obiettivi, gli strumenti da utilizzare, le condizioni organizzative, i procedimenti metodologici e le relative fasi  in relazione al Piano dell’Offerta Formativa e in stretta collaborazione con le famiglie interessate.

La sperimentazione riguarderà tutti gli aspetti pedagogici e metodologico-didattici. Rappresenteranno condizione essenziale per l’adesione al progetto, soprattutto, per quanto riguarda la scuola elementare, l’attivazione della lingua straniera, inglese e l’alfabetizzazione informatica.

Il Miur ha elaborato un preciso quadro di riferimento costituito dalle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati e dalle relative Raccomandazioni.

All’interno di questo quadro si segnalano: la progettazione di piani di studio personalizzati, la compilazione del Portfolio delle competenze individuali ai fini dell’orientamento e della valutazione degli allievi, la flessibilità del modello organizzativo, la continuità educativa e didattica, la nuova gestione della funzione docente.

La sperimentazione della flessibilità organizzativa comporterà, nella scuola dell’infanzia, un’accentuazione della flessibilità con particolare riguardo alla riorganizzazione delle sezioni, alla ristrutturazione degli spazi, alla rimodulazione dei tempi, alla ridefinizione delle attività ricorrenti della vita quotidiana, al potenziamento dei tempi riservati dell’accoglienza.

Nella scuola elementare la sperimentazione della flessibilità comporterà la prestazione  del docente in team, connessa alla presenza di un docente prevalente con una presenza di addirittura 21 ore settimanali nella stesa classe cui sarà affidata la cura della continuità educativa ed il rapporto con le famiglie, la coerenza e la gradualità dei percorsi educativi di ciascun alunno.

Significativa sarà la sperimentazione dei quello che è stato chiamato il Portfolio delle competenze dell’alunno, ossia di una cartella, in cui sarà  riportata la descrizione accurata dei percorsi seguiti e dei progressi educativi raggiunti ed la documentazione significativa attraverso gli elaborati degli alunni.

Sulla sperimentazione, così come programmata, sono stati espressi dubbi e perplessità da più parti soprattutto dalla Cgil che tramite il suo segretario Panini ha evidenziato i pericoli connessi ad una sperimentazione senza consenso da parte dell’opinione pubblica anche perché voluta solo per ragioni politiche e non anche per motivi pedagogici e didattici e, soprattutto, perché programmata prima ancora del parere del Cnpi previsto, come è noto, per la seconda metà di settembre.

Incertezze, fra l’altro, su una sperimentazione che si vuole "assistita", come è detto nella bozza di decreto, da strutture di supporto, consulenza e monitoraggio di livello locale e nazionale. Nessun accenno è fatta alla funzione ispettiva i cui compiti, come è fin troppo noto, attengono soprattutto all’aspetto tecnico della scuola, quell’aspetto da cui nessuna sperimentazione dovrebbe prescindere, ma dal quale, è fin troppo evidente, possono ben prescindere le sperimentazioni odierne fatte nel nome solo degli impegni politici.
Un’ulteriore prova della direzione che si vuole imprimere al sistema formativo nel futuro.