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Pensioni, per l’Istat non è facile dire se una professione è logorante. Il Governo prende tempo

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Come si fa a dire se una professione è logorante? Per farlo occorrono indicazioni scientifiche, studi epidemiologici o ricerche attendibili che lo deducono in modo sicuro. Senza tali indicazioni certe, anche coloro che hanno un’occupazione particolarmente stressante, come gli insegnanti dalla scuola primaria in su, sono destinati ad andare in pensione a 67. Inoltre, ammesso pure che la professione sia logorante, bisogna anche verificare per quanti anni si è svolta.

IL PRESIDENTE ISTAT ALLEVA IN AUDIZIONE AL SENATO

Ad esprimersi su questa lunghezza d’onda, pur senza citare i docenti, è stato il 6 novembre il presidente dell’Istat Giorgio Alleva in audizione sulla legge di Bilancio, a Palazzo Madama, rispondendo in tal modo ai parlamentari che gli chiedevano se è possibile valutare l’impatto dell’attività lavorativa sull’aspettativa di vita.

Per il presidente dell’Istat, “è un tema che si può affrontare ma va studiato, sia dal punto di vista della misura sia sulla fattibilità di implementarla”.

Secondo Alleva, quindi, “non basta stabilire le categorie” bisogna anche valutare “il percorso lavorativo individuale” e la “durata” del lavoro pesante.

“Siamo usciti con i nuovi dati sulla speranza di vita – ha ricordato – utilizzando un meccanismo di calcolo previsto dalla legge. Come avevamo anche prospettato, la dinamica della mortalità del 2015 ha rappresentato una fase congiunturale, e c’è stato anche nell’ultimo anno un aumento, che naturalmente ha avuto un impatto sull’accesso” alla pensione. Nel 2016, si legge anche nel documento consegnato alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, si sono registrati 615 mila decessi (-5% rispetto al 2015)”.

BURATTA (ISTAT): SERVE UN PROGETTO AD HOC

Dello stesso parere, non poteva che essere Vittoria Buratta, della Direzione centrale per le statistiche sociali e il censimento della popolazione dell’Istat: “Al momento non abbiamo un quadro praticabile” che consenta di classificare l’aspettativa di vita per i diversi lavori, “è una operazione che va messa in piedi, va organizzata, che richiede di dedicarle un progetto ad hoc”.

“Per arrivare ad identificare differenze per tipo di professione – ha sottolineato – occorrono studi epidemiologici che arrivino a conclusioni sul diverso logoramento che le diverse condizioni portano in termini di durata della vita”, arruolando diverse fonti, come l’Inail. In sostanza “serve un miglioramento delle informazioni, averne sulla durata dell’esposizione al rischio”.

Nel frattempo, sul tema del meccanismo di calcolo dell’aspettativa di vita, in vista del tavolo ‘politico’ del 13 novembre, si sono incontrati con i rappresentanti del Governo: si è trattato di un incontro interlocutorio.

IL GOVERNO FARA’ LA SUA PROPOSTA MARTEDI’ 7

Martedì 7 pomeriggio il governo presenterà ai sindacati la propria proposta sulla platea dei lavori gravosi e sui requisiti per poter evitare l’innalzamento a 67 anni dell’età di pensione dal 2019. E un ulteriore incontro è stato fissato per il giorno dopo.

E’ stato “un incontro molto importante” su un “tema delicatissimo e costosissimo” e gli altri “due appuntamenti fissati per domani e mercoledì sono il segnale che c’è la volontà di trovare una soluzione”. Così il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, al termine del primo tavolo tecnico sulle pensioni a Palazzo Chigi, sottolineando che “ci sono anche segnali positivi”. “Certo la strada non è un’autostrada, è una strada delicata e che richiede anche al sindacato la capacità di assumersi le sue responsabilità”, ha detto Petteni.

SVOLTA POSITIVA?

“Ci sono anche segnali positivi: fino ad oggi non avevo mai sentito dire da parte del governo che c’era la volontà a rivedere l’applicazione dell’aspettativa di vita, che è una legge in essere. Oggi per la prima abbiamo sentito che la disponibilità a discutere su una serie di tipologie di lavoro c’è. Abbiamo fatto le nostre obiezioni, domani vedremo quali sono i contenuti in questa direzione e lavoreremo per ampliarli il più possibile. L’alternativa è non cambiare il destino e la vita dei lavoratori”, ha concluso Petteni.

Meno ottimista si dice il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. “Ci propongono solo di soffermarci sull’esame dell’aspettativa di vita, rispetto alla quale non hanno avanzato una proposta dettagliata. Per noi – ha sottolineato – ci vuole uno sforzo per rispondere alle reali attese dei lavoratori, quindi domani alla proposta che ci verrà presentata faremo delle osservazioni di merito, nella direzione di arrivare per i lavori gravosi e faticosi ad una non incidenza dell’aumento dell’aspettativa di vita”.