Home Politica scolastica Per i docenti 36 ore settimanali a stipendio ridotto?

Per i docenti 36 ore settimanali a stipendio ridotto?

CONDIVIDI

Nel brogliaccio “la buona scuola” è appena accennata la creazione di una non ben definita “banca ore” volta a realizzare, è scritto, un potenziamento dell’attività didattica. In essa verrebbero “depositate” ‹‹le ore che ciascun docente “guadagna” (e che così “restituirà” alla scuola) nelle giornate di sospensione didattica deliberate ad inizio anno dal Consiglio d’istituto nell’ambito della propria autonomia››. Tralasciando la discutibile terminologia e l’incongruenza di significato, il riferimento alla banca ore è collocato all’inizio della parte che accenna alla funzione docente, prima di un’altra novità che si vorrebbe introdurre nella scuola, anch’essa tratteggiata, con lo stesso lessico bancario finanziario, “crediti didattici, formativi e professionali”.

Ma sono proprio la collocazione e la lacunosa definizione a sollevare più di una ragionevole preoccupazione. Alla luce di non lontani precedenti, in quale altro modo può essere considerata la banca ore se non come il cavallo di Troia per far rientrare dalla porta la famigerata pretesa di imporre ai docenti, senza alcun incremento di retribuzione, un orario di servizio oltre le attuali ore di insegnamento? A principio introdotto, basterà poi spiegare che le ore “depositate” sono quelle di tutti i giorni non fruiti per ferie, permessi spettanti, festività e il gioco è fatto.

E così, a circa un anno di distanza, ritorna, questa volta in modo capzioso, e pertanto più insidioso, l’insana proposta di aumentare, con lo stesso stipendio, le ore di insegnamento già esplicitamente avanzata con il Governo Monti. Allora, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ben pensò che in Italia essendo ormai gli insegnanti ridotti a mera categoria impiegatizia, a questa categoria doveva essere conformato anche il loro orario di servizio. Ma il tentativo di inserire la proposta nella legge di stabilità 2013 naufragò miseramente e, qualche mese dopo, con le elezioni politiche del 2013 si chiuse per il Paese l’esperienza horribilis di un’azione di governo tanto inutile quanto dolorosa per le classi sociali medie e meno abbienti. Di quel Governo ancora sanguinano le ferite di coloro che dopo aver lasciato il lavoro si sono visti negare il diritto alla pensione e dei lavoratori del settore pubblico che, oltre alla reiterazione del blocco dei contratti, si sono visti bloccare ogni forma di adeguamento stipendiale.

Ma mutatis mutandis, il cambio di Governo non ha fatto venir meno l’insano proposito che anzi ricompare con una reformatio in peius. Ma mentre con il Governo Monti l’aumento di ore interessava solo i docenti della scuola secondaria, adesso con la cosiddetta banca ore interesserebbe tutti gli insegnanti, dall’infanzia alla secondaria, per di più con prospettive ridotte di miglioramento retributivo qualora, per come scritto, fossero aboliti definitivamente gli scatti stipendiali. Dell’intenzione di voler imporre un aumento di ore di insegnamento in modo subdolo e surrettizio ne sarebbe testimonianza la vicenda di chi osò parlarne pubblicamente, pagando il suo “errore” con il defenestramento dal Governo. Se questa è la democrazia per il Governo Renzi, se questi sono i propositi sulla scuola non si può certo stare sereni. Qualcuno, in un altro momento, pensò che fosse possibile, ma come finì è storia nota.

 

Francesco Greco

Presidente Associazione Nazionale Docenti