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Perché interrompere la “tradizione dei ricorsi”?

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“Non c’è provvedimento del Miur che non sia stato impugnato davanti ai giudici: perché interrompere la tradizione”?

La ministra dell’istruzione Giannini ci ha rivolto una domanda alla quale mi sento di rispondere con delle considerazioni semplici e di tutta evidenza:

– una simile domanda mi sorprende, poiché i precari della Scuola non vogliono di certo il rispetto di una simile “tradizione”

– la “tradizione” è qualcosa da tutelare, da rispettare poiché rappresenta dei valori da salvaguardare nel tempo, anche per le future generazioni, rappresenta il bello, un valore che altri popoli ci invidiano e che vogliono imitare,

se tutti i provvedimenti del Miur vengono impugnati davanti ai giudici, qualsiasi politico, qualsiasi dirigente, chi li ha prodotti, voluti ed emanati, dovrebbe porsi delle domande: Forse sono  provvedimenti capestro? Forse hanno violato i diritti e le legittime aspettative dei lavoratori o degli aspiranti lavoratori? Sono in netto contrasto con le leggi in vigore in Italia? Producono, forse, dei risultati  opposti e quindi negativi e peggiorativi, mentre affermano l’esatto contrario? Come mai, nonostante l’enorme mole di leggi e leggine, l’Italia è caduta così in basso e nel campo dell’istruzione c’è il caos e la rivolta?

– ciò che rivela chiaramente che la ministra Giannini ha una concezione del tutto personale, individualistica ed avulsa dal contesto sociale, ed in particolare dal mondo della Scuola, è la sua affermazione: “Perché interrompere la tradizione delle cause e dei ricorsi“? Quindi ritiene che chi si prepara, si impegna, si aggiorna, lavora nel massimo disagio a Scuola con l’incertezza, con spostamenti continui, distacchi dolorosi dalle famiglie, ed aspira ad avere una certa stabilità  nel lavoro che ama, si diverta a fare ricorsi.

Pensa, la Ministra, che il precario provi piacere a spendere tempo, denaro, a vivere nella preoccupazione, nell’angoscia, ed è per questo che fa continui ricorsi, si rivolga  all’infinito al giudice. Ora poi il precario ha persino fatto viaggi di piacere, andando alla corte europea, quindi la “tradizione” si è rafforzata ed ampliata!!!!

Può una Ministra, avere una visione così personale, così lontana da quella che dovrebbe avere chi ricopre una carica pubblica, sociale, e mostrare invece, di non preoccuparsi minimamente di esaminare e verificare perché esiste tanto contenzioso, quali sono le risposte dei giudici, chiedersi come fare per evitare che il lavoratore e il servizio da leggi sbagliate?

Che alcune leggi siano forse belle sulla carta, ma mal realizzate, è senza dubbio, sotto gli occhi di tutti, anche degli analfabeti di diritto e di impegno sociale. Dove sta scritto che il cittadino italiano, laureato, abilitato, che ha lavorato per anni  con impegno e professionalità nella Scuola, meriti di fare il precario a vita?  Dove sta scritto che chi entra nel mondo della scuola non ha meritato quel posto di lavoro, ma ha “vinto” un posto per fare cause e far guadagnare gli studi legali, per far lavorare i giudici, eccc…per intasare i Tribunali, così nel caos è più facile  danneggiare chi si vuole difendere e per i “soliti noti” arricchirsi?

Occorrerà rivolgersi ancora alla Corte Europea per avere giustizia sostanziale in quanto l’Italia scrive le leggi, ma non le rispetta? Infatti, guardiamo quanti anni di lotta, di studio, di corse per insegnare, frequentare i Tfa – i PAS – i corsi di specializzazione in vista di un maggior punteggio, ha dovuto fare e ancora dovrà fare il PRECARIO che lavora nella Scuola.

Quindi, si domanda la Ministra, è umano e naturale porsi una semplicissima domanda? Perché interrompere questa bella tradizione?

E’ così proficuo e meravigliosamente funzionale al sistema, avere dei docenti stressati, sfiniti, che forse arrivano a Scuola con il 10% solo di energie e di vitalità, perché la parte più grande, un bel 90% lo hanno dovuto sprecare per leggere le leggi, poi per studiarsi le norme applicative, poi vedere come queste sono state applicate al suo caso, poi rivolgersi ad un legale o fare la spola al Sindacato, quindi iniziare un contenzioso, sborsare soldi, vivere in angoscia, provare continui malesseri, continuando però a viaggiare, a fare riunione a Scuola, insegnare e, in contemporanea, studiare, frequentare corsi e ricorsi, mandare” indietro” la famiglia, trascurare i propri impegni famigliari, la propria salute…

Perchè interrompere questa bella tradizione che potrebbe avere anche una stretta attinenza con i risultati scolastici giovani? Infatti le statistiche parlano di bassa qualità negli apprendimenti, altissima percentuale di dispersione scolastica, ed altro ancora in negativo.

Deve emergere danneggiata dallo stato di sfruttamento, di privazione di certezze e di dignità in cui si trovano i lavoratori precari della scuola.

I DANNI CHE DA ANNI STANNO SUBENDO I PRECARI DELLA SCUOLA STANNO PRODUCENDO DANNI SOCIALI INCALCOLABILI sulle nuove generazioni e noi abbiamo dei Ministri che non solo non vogliono conoscere la realtà, ma si permettono di dire che a loro non importa nulla del loro lavoro: e noi li paghiamo pure perché continuino a farlo.

Chi metterà mano, testa e cuore per porre fine a queste tragedie?

Oggi, dopo la sentenza della Corte Europea, perché costringere migliaia di precari a fare ulteriori ricorsi, destinati ad essere accolti dai giudici italiani? Perché non fare ripartire invece, una vera rinascita, facendo lavorare tutti i precari abilitati che ne hanno diritto, da subito e con certezze?

La ministra Giannini non ha la minima idea di come potrebbe risollevarsi tutta la Scuola, tutto il mondo del lavoro, le tante famiglie coinvolti, la società italiana. Ecco perché l’unica proposta sensata non viene in mente a chi governa il grande sociale, con una limitatissima visione, del tutto personale.