
Il “Tavolo Nazionale per la Scuola Democratica” sta già lavorando per preparare una importante manifestazione nazionale che si dovrebbe svolgere a Roma il prossimo 18 ottobre.
Il Tavolo è una rete di soggetti collettivi attivi nel mondo dell’educazione, che include scuole, università, enti di ricerca, associazioni e il terzo settore; si tratta di soggetti di provenienza diverse ma – dicono – tutti uniti dall’obiettivo comune di tutelare e promuovere il diritto all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, dalla prima infanzia all’età adulta.
Il Tavolo parte da una denuncia delle misure messe in atto dal Ministro Valditara, a partire dalla revisione delle Indicazioni nazionali, revisione che avrebbe come risultato quello di “cancellare la cornice culturale della scuola democratica”, fondata su progettazione, ricerca e autonomia.
L’attacco alla scuola democratica – scrivono i promotori dell’iniziativa in un dossier diffuse in rete – sarebbe iniziato a ottobre 2022 e si sta manifestando attraverso diverse azioni:
nuove linee guida per l’educazione civica incentrate sull’individuo come “imprenditore di se stesso”, difensore della proprietà privata anziché del bene comune;
riforma della filiera tecnico-professionale che piega la scuola alle esigenze delle aziende;
il DDL sull’obbligo del consenso informato che minaccia la libertà di insegnamento, l’autonomia scolastica e il diritto dei giovani all’educazione sessuo-affettiva;
il ritorno a una valutazione classificatoria e sanzionatoria, con il ripristino dei giudizi sintetici nella scuola primaria.
Secondo i diversi soggetti che aderiscono al Tavolo questi interventi promuovono un “modello trasmissivo, gerarchico, selettivo” di scuola, basato sul “programma da svolgere”, sul merito individuale e sulla logica di mercato.
Questo modello “abbandona l’idea di una cittadinanza planetaria” per ripiegare su un’educazione che esalta “l’identità nazionale, i confini, l’ordine e l’obbedienza”.
Secondo il Tavolo è adesso il momento di mobilitarsi per:
una “scrittura condivisa delle indicazioni nazionali” basata sul confronto tra scuola, cultura e politica;
fermare ogni tentativo di trasformare la scuola in un “servizio privato”, al servizio del mercato e delle logiche aziendaliste;
sostenere l’idea di una “scuola capace di garantire uguaglianza reale, emancipazione, pensiero critico”;
partecipare alla “costruzione di reti territoriali” con insegnanti, studenti, famiglie, amministratori, ricercatori e associazioni per “riportare la scuola al centro del dibattito pubblico”.