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Primo Maggio, la vera preoccupazione sono i giovani

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Ancora una volta sono i giovani, le preoccupazioni per il loro futuro professionale e di vita, a caratterizzare il primo maggio. L’altissimo numero di Neet, oltre 2 milioni e mezzo, del resto è un dato a dir poco preoccupante. Ed ancora una volta i commenti e i consigli hanno toccato questo ‘tasto’.

Ad iniziare da quelli del Capo dello Stato: “i sindacati non possono non moltiplicare i loro sforzi per sviluppare rapporti intensi con il mondo dei disoccupati e soprattutto dei giovani in cerca di prima occupazione, per vincerne l’isolamento e il possibile scoraggiamento, per scongiurarne l’esasperazione protestataria senza sbocco”, ha chiesto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, attraverso il discorso pronunciato al Quirinale in occasione del Primo Maggio.

“Noi rilanciamo la nostra ricetta per lo sviluppo dell’economia: detassazione totale delle nuove assunzioni, zero tasse e contributi per chi assume giovani, disoccupati, cassintegrati. Solo così si creeranno davvero nuovi posti di lavoro nell’interesse di tutti noi”, ha detto Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia.

E loro, i giovani, sono stati i protagonisti anche nelle piazze dove si è chiesto lavoro e dignità. “Potremmo celebrare questa data con qualche immagine del ‘Concertone’ ma mentre il lavoro perde diritti, crediamo sia importante ricordare – hanno spiegato le associazioni studentesche Udu e Rete degli studenti – le radici storiche di questa giornata, partendo dalla battaglia per le 8 ore di lavoro, 8 ore di sonno, 8 ore per sé stessi, la prima di tante altre battaglie per la conquista dei diritti”.

“Crediamo sia fondamentale – ha detto Gianluca Scuccimarra coordinatore dell’Unione degli Universitari – portare avanti rivendicazioni comuni ai lavoratori sul tema del lavoro, sopratutto in questa giornata storica di festa e di lotta. Un Paese che da anni non investe in istruzione, in cui la disoccupazione giovanile è nettamente al di sopra della media europea (quest’anno stiamo raggiungendo percentuali preoccupanti che vanno oltre il 40%), in cui il lavoro è priorità ma non si fa niente per renderlo tale; noi giovani, studentesse e studenti che ancora non siamo parte integrante del mondo del lavoro non possiamo altro che essere preoccupati del nostro futuro. E’ necessario, affinché questo Paese esca dalla crisi, restituire dignità e diritti al lavoro e all’istruzione, solo così sarà possibile per noi, nuove generazioni, costruirci un futuro, un futuro che ad oggi vediamo incerto e a rischio”.

“Sono anni – ha aggiunto Alberto Irone, portavoce della Rete degli Studenti Medi – che il mondo del lavoro viene attaccato su vari fronti, per quanto riguarda i licenziamenti, la diminuzione dei salari e la messa in discussione dei diritti fondamentali che garantiscono la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici. Il lavoro deve riacquistare la sua dignità sociale e il Primo Maggio deve essere la giornata in cui studentesse e studenti, giovani lavoratrici e lavoratori, lavoratrici e lavoratori di qualsiasi provenienza lo ribadiscono con forza, facendosi portatori di una cultura dei diritti che non può essere abbandonata”. Una cultura che sul piano teorico latita e su quello pratico ha un riscontro ancora meno efficace.