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Prove Invalsi: cresce la tensione nelle scuole

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In prossimità dell’avvio della somministrazione delle prove Invalsi, il clima nelle scuole si sta surriscaldando grazie anche alle prese di posizione sempre più nette dei movimenti, dei sindacati di base, della Flc-Cgil e persino di una parte del mondo politico.
A fare da volano alla protesta è stato anche l’ordine del giorno della Camera adottato in fase di approvazione del “Decreto semplificazioni” con cui i parlamentari chiedevano al Ministro di rivedere il meccanismo di rilevazione limitandolo ad un campione di scuole anzichè estenderlo a tutti gli studenti.
I più irriducibili sono i Cobas che confermano lo sciopero proprio nei tre giorni in cui le scuole dovranno somministrare i test (il 9 nella primaria, il 10 nella secondari di primo grado e il 16 nelle superiori).
E’ di queste ore il comunicato della FGU-Gilda che sostiene che la tabulazione delle risposte ai test rappresenta una sorta di “diminutio” del profilo professionale dei docenti che non possono in alcun modo essere equiparati a semplici amanuensi.
Per il 16 maggio l’Unione degli studenti preannuncia iniziative clamorose come la consegna in bianco della pagina delle risposte ai test, assemblee pubbliche, “diserzione” in massa dalle lezioni.
Più complessa appare la posizione della Flc-Cgil che ha avviato una imponente campagna di raccolta di firme per chiedere al ministro Profumo garanzie in merito alla applicazione dell’ordine del giorno della Camera ma anche l’eliminazione delle prove Invalsi dall’esame di stato di terza media.
Richiesta che non potrà in alcun modo essere accolta dal Ministro dal momento che tale prova era stata voluta dal ministro Fioroni e poi introdotta con la legge 176 del 2007.
Per accoglierla non basterebbe infatti un atto amministrativo del Ministro ma sarebbe indispensabile l’adozione di un provvedimento avente forza di legge.
La presa di posizione del sindacato di Mimmo Pantaleo appare peraltro un po’ strana dal momento che, quando la legge 176 venne approvata, la Flc-Cgil non formulò obiezioni significative.
Anzi, in un documento datato marzo 2008, il sindacato scriveva testualmente: “l’avvio di una fase di valutazione di sistema e l’introduzione di una prova nazionale finalizzata a far crescere nella scuola una cultura della valutazione e dell’autovalutazione riveste grande importanza per il processo di piena realizzazione dell’autonomia scolastica e per il miglioramento dei livelli qualitativi del sistema”.
Ma, probabilmente, l’esperienza di questi 4 anni ha indotto la Flc-Cgil a cambiare opinione. 

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Pubblichiamo qui  una precisazione ricevuta da parte di Renza Bertuzzi (Gilda degli Insegnanti)

Nell’articolo si dice che per la Gilda la tabulazione delle prove sarebbe una “ sorta di “diminutio” del profilo professionale dei docenti che non possono in alcun modo essere equiparati a semplici amanuensi. Capisco la sintesi giornalistica ed anche la punta di sarcasmo, ma permettetemi di approfondire e chiarire, in breve, la nostra posizione.
I test Invalsi – ne converrà anche Reginaldo Palermo autore dell’articolo – non sono il verbo, anzi sono spesso passibili di risposte non univoche. Penso soprattutto a quelli relativi alla comprensione del testo che ritengono corretta solo una risposta, a fronte di altre plausibili. Se gli insegnanti vengono obbligati a tabulare le risposte , in base alle soluzioni decise dall’ Invalsi, senza poter esercitare la propria autonomia valutativa ( che è parte della funzione docente), si crea una situazione anomala. E’ un po’ come se un medico venisse obbligato a somministrare una medicina sulla cui efficacia egli non crede. La somministri, quella medicina, chi ci crede. O come se un dirigente fosse obbligato a cedere prerogative che le leggi gli attribuiscono . ( Nel nostro caso, la legge sarebbe la Costituzione)
Quindi, più che diminutio sarebbe una totale revisione della funzione docente. Vero è che da tempo siamo abituati a piccole ( si fa per dire) ma costanti revisioni della medesima, ma per questo non si può tacere. Ringrazio dell’ attenzione.
Renza Bertuzzi , Gilda degli Insegnanti 

In merito alla precisazione di Renza Bertuzzi desidero solo a mia volta sottolineare che non c’era da parte mia nessun intento sarcastico.
Il termine "amanuense" compare infatti proprio nel comunicato stampa della Gilda nazionale.   R.P.