
Lunedì 3 marzo ha preso il via la somministrazione delle Prove nazionali Invalsi, un appuntamento che ogni anno riaccende il dibattito tra docenti, studenti e genitori.
Le motivazioni alla base di queste posizioni sono molteplici. Una delle principali critiche riguarda l’origine delle prove, ispirate a modelli statunitensi che potrebbero non adattarsi pienamente al contesto italiano. Gli insegnanti lamentano inoltre che i test standardizzati non riflettano le reali competenze degli studenti e che, al contrario, penalizzino coloro che hanno un diverso approccio all’apprendimento. Non meno importante è la questione del tempo sottratto alla didattica: la preparazione e la somministrazione delle prove vengono percepite come un’inutile distrazione da attività educative più formative e coinvolgenti.
Dall’altro lato, l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo sottolinea che le prove Invalsi non sono pensate per valutare i singoli studenti, ma per fornire dati utili al miglioramento della qualità dell’istruzione e degli istituti. Prove analoghe vengono utilizzate in numerosi Paesi avanzati, contribuendo a una visione d’insieme sul sistema scolastico e sulle sue criticità.
Secondo un recente sondaggio condotto dalla Tecnica della Scuola, a cui hanno partecipato 700 utenti tra diverse categorie coinvolte nel mondo scolastico, emerge una netta tendenza contraria alla permanenza delle prove.
All’indagine hanno partecipato per la maggior parte docenti (82.4%), seguiti da genitori (8.1%) e poi dirigenti, studenti e altro.

I dati del sondaggio
L’86,6% dei docenti che ha partecipato alla rilevazione on line si dichiara favorevole alla loro eliminazione, mentre tra gli studenti la percentuale sale all’87,5%. Anche i genitori, con l’85,9%, esprimono in larga maggioranza la volontà di abbandonare questo strumento di valutazione. La percentuale più bassa di dissenso si registra tra coloro che si identificano come “altro” (72,5%), mentre l’80% dei dirigenti scolastici vorrebbe la loro abolizione.

I commenti degli utenti
Gli utenti non si sono limitati semplicemente a rispondere al sondaggio, ma hanno anche voluto dire la propria sull’argomento. Tra i commenti contrari all’eliminazione delle prove, ce ne sono diversi, in particolare qualcuno ha dichiarato: “Le prove permettono al docente di verificare il proprio lavoro e la valutazione espressa. Naturalmente una valutazione che in lingua italiana riguarda solo la comprensione del testo scritto e la riflessione linguistica”. E qualcun altro aggiunge: “Prove analoghe ci sono ovunque e sono necessarie a stabilire il livello effettivo degli studenti. Cancellarle comporterebbe la perdita di un indicatore importante per la valutazione degli studenti e del sistema scolastico”.
Tra i favorevoli, invece, c’è chi commenta così: “Assurdo somministrare la stessa prova per scuole tanto diverse per utenza e livelli di preparazione. Le crocette hanno contribuito al decadimento della scuola italiana. Non ci appartengono, lasciamole agli americani, come per tante altre cose”. E ancora: “Ogni ragazzo ha un suo percorso di vita, ciò che conta è valutare la strada compiuta e non il punto di arrivo. A cosa serve constatare il traguardo raggiunto se non valuto da dove sono partito?”; “È una contraddizione somministrare prove omogenee mentre contemporaneamente si chiede di adattare la didattica alle classi e non ci sono più programmi, ma linee guida. Inoltre nelle prove, alle superiori, non si tiene conto delle differenze tra i vari corsi di studio”.
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Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 3 al 6 marzo 2025. Hanno partecipato 700 lettori. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.