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Quale sarà il mio portfolio?

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Gentile Presidente del Consiglio,

 

con piacere ho letto la Sua e Le confesso che ho con attenzione e qualche timida speranza per tutto l’anno seguito la vicenda della Buona scuola, informandomi e leggendo sin dal suo primo apparire il testo del progetto.

Io insegno da 30 anni, ho provato a fare l’ultimo concorso per dirigente e non ho potuto affrontare le prove non avendo superato il famigerato test pieno di errori e soprattutto CARTACEO!! non so se Le è mai capitato di cercare di riempire perfettamente dei pallini con una Bic nera e di non dover sbavare per nulla perché il lettore ottico poteva travisare la risposta alle 100 domande a cui rispondere in 100 minuti, cercando le risposte su uno scomodissimo librone, difficile da tenere aperto, che conteneva 1000 quiz!!!

Le auguro di fare l’esperienza quando avrà la mia età e la mia consapevolezza di avere speso buona parte della vita a servizio della scuola della mia patria.

Detto questo, tra le tante criticità, ingenuità ed improvvisazioni che trovo nel progetto governativo sulla mia scuola Le pongo una questione che mi sta personalmente e forse egoisticamente a cuore.

Voglio parlare della questione del merito.

Mi chiedo e Le chiedo se io che ho maturato 30 anni di insegnamento di ruolo e affiancato il mio insegnamento con: 1) decine e decine di esperienze di aggiornamento e formazione; 2) assunzione di responsabilità organizzative in tutti gli ambiti del sistema scuola; 3) progettazione micro e macro, nel senso di progetti relativi ad una classe o a tutta l’utenza (studenti, docenti e genitori); 4) acquisizione di certificazioni e conseguimento di un master di secondo livello per dirigente scolastico (costo dell’operazione € 2.500); mi chiedo e Le chiedo: IO dovrò attendere tre anni e ricominciare tutto d’accapo o forse si potrà far valere 30 anni di lavoro complesso e responsabile, mai valutato da nessuno? O dovrò attendere che un dirigente neo assunto decida cosa vale la mia esperienza alla luce di un piano di miglioramento della scuola redatto da tale dirigente, illuminato solo dalla sua recente esperienza e sotto la pressione di una amministrazione che pone continuamente diktat pur di allinearsi, forse, a sistemi europei non sempre omogenei al nostro?

E’ veramente impossibile ipotizzare un ente terzo che ricorsivamente segua le carriere dei docenti e che permetta loro di capitalizzare i tanti lavori fatti? E’ veramente impossibile pensare che la vera selezione degli insegnanti si fa nel momento della formazione iniziale?

Si chiede troppo se vogliamo essere ascoltati e sostenuti in un lavoro delicato e logorante?

Si chiede troppo se si chiede di non lavorare con 31 ragazzini di prima liceo in uno spazio ristretto e assolutamente inadeguato a qualsiasi attività laboratoriale?

Si chiede troppo se si chiede un armadietto a scuola dove tenere i propri libri? ma lo sa che molti insegnanti vanno a scuola con il trolley? si è mai chiesto perché? perché continuiamo a trascinare il lavoro dalle nostre scrivanie di casa a quelle scolastiche che occupiamo solo temporaneamente? infatti per gli insegnanti non è previsto un luogo per lavorare!! lei dirà … e la classe?

NO!!! la classe è il luogo in cui faccio la prima ora e poi… in un’altra faccio la seconda e così via … fino alla quinta e lì io insegno.

Ma il mio lavoro non è solo insegnare il mio lavoro è studiare, preparare le lezioni, fare ricerca, progettare iniziative fuori e dentro la scuola, verbalizzare, prendere contatti con operatori ed enti fuori dalla scuola (per questo uso il mio cellulare), accompagnare gli studenti personalmente nei luoghi dove si realizza l’alternanza scuola-lavoro e poi devo correggere, valutare, confrontarmi con i colleghi, imparare l’inglese, digitalizzarmi, visionare centinaia di libri per poi sceglierli, archiviare i lavori che ritengo significativi, dignitosi e utili seppur in modo autoreferenziale, perché come Lei ben saprà il nostro orario di lavoro non prevede nessun monte ore per progettare, monitorare, condividere e auto valutare il nostro operato.

E’ per questo che tutto questo lavoro si fa in nero, a casa, è per questo che andiamo tristemente avanti indietro con il trolley tutte le mattine da casa a scuola, con il vicino di casa che ti dice “si parte?” e tu rispondi “No” vado solo a lavoro!

A questo professionista già stremato da condizioni di lavoro non certo gratificanti si vuole riconoscere il merito, 60 € lordi dopo 3 anni per il 66%, secondo il parere di una sola persona, il dirigente!

Fra 3 anni significa 2018, il nostro contratto è fermo dal 2009, dunque io ho la possibilità di rientrare forse nel 66% dei bravi e prenderò fra tre anni circa 40 € netti!

Non mi sembra giusto, anzi mi sembra irrispettoso del mio lavoro ed io sin da quest’anno tiro i remi in barca e cerco di finalizzare le mie energie al solo mio lavoro in classe.

Quanto, così immediatamente, mi ha suscitato la sua gentile missiva è solo una piccola parte del grande, maestoso, sincero, appassionato fiume carsico di rivendicazioni che affiora alle labbra di quanti, come me, credono nella funzione solitaria e insostituibile della formazione, laica e condivisa che ancora riusciamo ad offrire ai nostri ragazzi.