
Succedeva già con Matteo Renzi che, subito dopo la sua elezione a Presidente del consiglio, promise di visitare settimanalmente una scuola. E accadde che, oltre a ricevere inviti da ogni parte d’Italia, per molti dirigenti fu l’occasione per imbellettare le loro sedi, costringere a mettersi a lucido i docenti, preparare particolari intrattenimenti, canzoncine e spettacolini, per il famoso ospite.
Un po’ all’antica, insomma, quando sua maestà il re si pregiava di visitare qualche località o di assistere a eventi particolari, mettendo in costernazione i sindaci che dovevano coprire alla meglio strada dissestate, abitazioni fatiscenti, chiamare anche da fuori bande e corpi musicali affinché, tornando a casa, sua maestà portasse con sè un buon ricordo.
Ma anche forse in ricordo del giro elettorale di Francesco De Sanctis nel 1875, per toccare il polso del Paese e rendersi conto delle condizioni delle nostre scuole, e non solo dall’unico punto di vista dell’edilizia, ma anche della vivibilità complessiva del plesso, compresa la condizione dei docenti e del personale.
Non sappiamo quante scuole giornalmente vengono visitate da personaggi illustri, compreso il ministro, ma di sicuro non saranno moltissimi i dirigenti che, in vista di cotanta onorevole visita, invece di addobbare e merlettare la loro scuola, fare coprire le crepe delle pareti, lucidare i pavimenti, dipingere i controsoffitti, mettere a posto i bagni ecc, non fanno nulla di tutto questo. Non organizzeranno buffet e rinfreschi, né danze, balletti e recite; non invitano all’evento, per una così illustre visita, le autorità civili e religiose del luogo; non consegneranno petizioni, né raccomandazioni; non faranno precedere né seguire il codazzo di suoi accompagnatori da alunni allineati e freschi di bucato, né tantomeno dai professori vestiti a festa per l’occasione.
Né, come è accaduto in una scuola visitata dal ministro in questi giorni, indurranno i colleghi ad approntare balletti mistici alle loro alunne, per dimostrare che il corso di danza è al top delle sue potenzialità, perfino col balletto hip hop, che, oggettivamente, guardandolo appare anche imbarazzante.
Crediamo infatti che solo mostrando la scuola così com’è ogni giorno, con tutte le sue vulnerabilità e i suoi punti reali di forza, il visitatore illustre, e in modo particolare il ministro, potrà rendersi conto dello stato oggettivo delle nostre istituzioni culturali; e potrebbe essere anche l’occasione per sottolineare che i soldi nelle casse della scuola non si riescono a contare perché mancano e dunque niente belletti e balletti perché non si riesce a pagare lo straordinario al personale e perfino il salario a qualche supplente che non viaggia per visite guidate, ma per lavoro, quello che consente ancora la pagnotta.