
L’avvento del mese di marzo del 2025 porta primavera e calore. I vari arbusti e piante si colorano di toni vivaci ed intensi, lasciandosi alle spalle il gelo invernale. Per le varie comunità cristiane iniziano le Quaresime per l’avvento prossimo della Pasqua, mentre per quelle musulmane vige l’osservanza del Ramadan. Tale digiuno interessa i fedeli dal sorgere al tramonto del Sole, periodo di tempo nel quale non è consentito per motivo di osservanza assumere bevande e cibo in qualsivoglia natura. Secondo le stime del Pew Research Center, nel 2016 l’Unione Europea contava circa 25,7 milioni di musulmani, pari al 4,9% della popolazione totale. Se si includono la Russia europea e la Turchia europea, nel 2010 il numero di musulmani in Europa era di circa 44 milioni, rappresentando il 6% della popolazione continentale. In Italia, al 1° luglio 2023, si stima che vivano circa 1,5 milioni di musulmani. Le comunità più numerose provengono dal Marocco (471.000 persone) e dall’Albania (157.000 persone). È importante notare che una parte significativa di questa popolazione musulmana in Europa è costituita da immigrati o dai loro discendenti. Tuttavia, esistono anche comunità musulmane autoctone, specialmente nei Balcani e in alcune regioni della Russia. Come le istituzioni europee, scuole in particolare, convivono con il Ramadan ed altre esigenze attribuibili a queste comunità
Popolazione musulmana in aumento in Europa
Le proiezioni demografiche indicano che la popolazione musulmana in Europa è destinata a crescere nei prossimi decenni. Secondo alcune stime, entro il 2050 i musulmani potrebbero rappresentare oltre l’11% della popolazione europea. Questa crescita è attribuibile a diversi fattori, tra cui tassi di natalità più elevati tra le famiglie musulmane e flussi migratori continui. Tuttavia, le proiezioni future dipendono da molteplici variabili, tra cui le politiche migratorie e le dinamiche socio-economiche. In Europa, i minori e giovani musulmani rappresentano una quota significativa della popolazione giovanile, con una percentuale superiore rispetto ai non musulmani. Secondo stime del Pew Research Center, circa il 27% della popolazione musulmana europea è composta da giovani, rispetto al 15% tra i non musulmani. Questa differenza è dovuta a tassi di natalità più elevati nelle famiglie musulmane e ai flussi migratori. In alcune realtà come quelle scandinave le scuole sono in grado di offrire integrazione e supporto alle rispettive comunità, mentre in altri contesti vige il fenomeno di ghettizzazione ed isolamento.
Regno Unito ed Italia a confronto
Negli ultimi anni, le scuole europee hanno affrontato in modi diversi il tema del Ramadan, cercando di bilanciare il rispetto per le pratiche religiose con il principio di laicità delle istituzioni educative private e pubbliche. In alcuni Paesi, come il Regno Unito, le scuole mostrano un approccio inclusivo, permettendo agli studenti musulmani di adattare i loro orari e le attività durante il mese di digiuno. Ad esempio, alcune scuole consentono di non partecipare alle lezioni di educazione fisica per motivi biologico-metabolici o offrono spazi tranquilli per il riposo durante le pause. Inoltre per alcuni non sono previsti pasti in osservanza del Ramadan. In Italia, il dibattito è più acceso, soprattutto dopo episodi come la chiusura dell’istituto comprensivo di Pioltello (MI) nel 2024 in celebrazione della fine del Ramadan, una decisione che ha suscitato polemiche sul ruolo della scuola pubblica nel riconoscere festività religiose diverse da quelle tradizionali e cristiane. Questo caso ha portato il Ministero dell’Istruzione a valutare una norma per regolamentare in modo uniforme le festività scolastiche legate alle religioni minoritarie. Questi episodi evidenziano come il tema del Ramadan nelle scuole sia ancora oggetto di discussione in tutta Europa. Da un lato, c’è chi ritiene che le istituzioni pubbliche e scuole debbano adattarsi alla crescente diversità culturale; dall’altro, chi sottolinea l’importanza di mantenere la scuola un ambiente neutrale e laico, oppure conservando le posizioni ed appartenenze religiose del rispettivo paese. La sfida principale per la scuola europea resta trovare un equilibrio tra inclusione e rispetto dei valori tradizionali.