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Realtà virtuale, utile a studiare l’altruismo e per la didattica immersiva 3.0

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La realtà virtuale è sempre più utilizzata in diversi ambiti, sia ludici che scientifici.

Si tratta della nuova tecnologia che ci consente di vivere una situazione simulata di una realtà che, a ben vedere, non esiste: proprio una di queste applicazioni ha evidenziato che è anche in grado di ‘rivelare’ i segreti dell’altruismo grazie all’empatia e alla cura del prossimo.

Questo, è quanto emerso da un esperimento condotto dalla “Scuola internazionale superiore di studi avanzati” (SISSA) che ha rilevato come la realtà virtuale aiuta a far luce sui meccanismi dell’altruismo, in quanto si è visto come le persone capaci di fare scelte che possono mettere in pericolo anche la propria vita, sono quelle capaci di maggior empatia, e che il loro cervello ha l’area legata all’elaborazione delle emozioni sociali di dimensioni maggiori.

Lo studio ha visto come protagonisti 80 volontari che immersi nella “realtà virtuale” avendo di fronte un edificio in fiamme da evacuare il più presto possibile dovevano decidere se mettersi in fuga o aiutare una persona ferita.

Studiare in un ambiente di laboratorio l’approccio all’altruismo non è mai stato facile proprio per la difficoltà nel ricreare delle situazioni reali, aspetto che invece è proprio tipica della realtà virtuale che grazie alla visione di scene reali abbinati a segnali visivi e sonori consente di aumentare il realismo della situazione creata generando sensazioni di ansia e pericolo nei partecipanti cosi come se vivessero la situazione realmente.

La scelta se salvare il ferito intrappolato sotto un armadio avveniva quasi alla fine della grande fuga dall’incendio, nel momento stesso in cui l’energia rimasta nel corpo dello sperimentare era ridotta all’osso.

Ovviamente il salvataggio metteva a rischio (sempre virtualmente) la propria vita. 

Durante tutto il percorso i volontari sono stati sottoposti a risonanza magnetica.

 

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I dati finali del test pubblicati sulla rivista Neuropsychologia hanno rilevato che il 65% delle persone si è fermato a soccorrere il ferito evidenziando livelli alti di preoccupazione di carattere empatico verso gli altri e di cura del prossimo, valori che hanno superato la paura per la propria incolumità.

I risultati della risonanza hanno inoltre evidenziato che le persone altruiste durante la sperimentazione hanno una parte del cervello, la Insula anteriore(la struttura connessa all’elaborazione delle nostre emozioni sociali)  , di dimensioni maggiori rispetto agli altri sperimentatori.

Ma la realtà virtuale comincia ad essere utilizzata anche in ambito didattico. Si chiama “didattica immersiva” l’ultima sfida della scuola italiana: la frontiera della didattica 3.0.

Si avvale di un’App in grado di realizzare la realtà virtuale realizzata da studenti dell’università di Padova in grado di guidare nella Verona romana, mostrando gli scenari cosi come erano un tempo, come una guida turistica in carne ed ossa.

Altro esempio di applicazione didattica è quella di alcuni studenti di Lucca che hanno utilizzato il videogioco Minecraft (terzo gioco più venduto al mondo), ricostruendo con Avatar e mattoncini una città dell’Antica Grecia.

In una scuola di Genova, la realtà virtuale è utilizzata per studiare la capacità degli studenti in matematica, insegnando loro a muoversi nello spazio.

Piccoli ma significativi spazi di didattica innovativa!