Home I lettori ci scrivono Renzi risponda seriamente sul TFA

Renzi risponda seriamente sul TFA

CONDIVIDI

Negli ultimi giorni sulla scuola sono state pronunciate affermazioni inesatte riguardo la reale situazione degli abilitati/abilitandi TFA e PAS. Lo scorso 6 giugno, in particolare, il Premier Renzi affermava: «conosciamo le richieste dei Tfa di seconda fascia, essere assunti subito, stiamo discutendo». E ancora, «non possiamo andare oltre le 101mila assunzioni già decise.

Per chi si è abilitato con un tirocinio formativo attivo o con un percorso speciale stiamo ipotizzando punteggi da inserire per il concorso 2016». Leggendo queste parole, non nascondiamo di essere rimasti esterrefatti. È buona regola, infatti, che a domanda si risponda coerentemente. In particolare, da chi ricopre incarichi di Governo ci si aspetta anche un minimo di competenza sugli argomenti trattati. In prima istanza, infatti, noi del Coordinamento siciliano TFA II CICLO abbiamo sempre chiesto il riconoscimento del valore concorsuale del nostro percorso, per poter così accedere alle Graduatorie ad esaurimento (GAE). Più nello specifico, chiediamo l’inserimento nella quarta fascia delle suddette GAE, come consentito a tutti coloro che si sono abilitati dopo la chiusura dei percorsi SSIS.

Ciò non rappresenterebbe un’immediata assunzione a tempo indeterminato a partire dal prossimo anno scolastico; anche se in molte province la terza fascia delle GAE verrà comunque esaurita già quest’anno per effetto delle 101 mila assunzioni e molte cattedre rimarranno vacanti, in attesa di essere coperte da supplenti della seconda fascia delle Graduatorie d’Istituto (cioè da noi). Del resto, la selezione in accesso e la prova finale d’abilitazione del TFA sono in tutto e per tutto identiche tanto a quelle delle SSIS, quanto ai concorsi che il Premier continua a proporci come unica soluzione.

E ciò è tanto più vero se si pensa che i congelati SSIS hanno poi compiuto il loro percorso di abilitazione all’interno dei due cicli di TFA, accedendo però, ad abilitazione conseguita, proprio alle GAE. Secondariamente, ci permettiamo di far notare al Premier e al Senato – che a giorni andrà a discutere il DDL e i numerosi emendamenti – che le cifre sull’organico funzionale fin qui sbandierate sono di gran lunga inferiori a quelle dell’organico di fatto. In particolare, sulla base dei numeri forniti dal MIUR alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, alle cattedre di diritto e a quelle liberate dai pensionamenti andrebbero aggiunti 86 mila posti dell’organico di fatto (coperti da supplenze) e non 49 mila posti, come previsto dall’organico dell’autonomia.

Da ciò discende che per coprire l’attuale fabbisogno del mondo della scuola – a quadri orari invariati – occorrerebbero in totale non meno di 128 mila assunzioni, soltanto per quest’anno scolastico. Inoltre, l’incremento dei quadri orari previsto dal DDL, per alcuni insegnamenti, dovrebbe richiedere almeno altre 20 mila assunzioni. Dunque, il totale sarebbe di 148 mila assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016. Del resto, per questi 148 mila posti era prevista una copertura economica nella Legge di Stabilità del 2015. A ciò va poi aggiunto il numero di coloro che nei prossimi 3 anni andranno in pensione, le cui stime sono di almeno 70 mila unità.

Dunque, se volessimo discutere sul serio della possibilità di inserire gli abilitati nel piano di assunzioni, forse potremmo costringere il Governo a rivedere le priorità e gli obiettivi. Tuttavia, tornando alla questione di noi abilitati del TFA, continuiamo a ripetere che, per non incappare nelle questioni di sostenibilità economica e nei vincoli di bilancio, il mero inserimento in GAE non comporterebbe alcun onere aggiuntivo per lo Stato, consentirebbe un servizio con personale altamente qualificato e assunto a tempo indeterminato in tutte le province italiane, eliminando il problema del precariato, e – dulcis in fundo – garantirebbe tutti coloro che hanno conseguito l’abilitazione mediante i corsi PAS e TFA. Mantenendo, in questa fase di transizione, il sistema del doppio canale, nessuno rischierebbe di essere ‘licenziato’ dopo 36 mesi di servizio, come previsto all’art. 14 del DDL approvato alla Camera (norma platealmente incostituzionale).

Inoltre, chi non dovesse superare l’unico concorso fin qui realmente previsto, potrebbe in questo modo continuare a lavorare laddove ce ne fosse realmente bisogno. In conclusione, vorremmo che il Governo e i Senatori tutti si esprimessero in maniera seria e intellettualmente onesta su richieste ragionevoli e che tengono conto della reale situazione della scuola italiana, da Bolzano a Ragusa. Se non avremo risposte concrete, siamo pronti a lottare nelle scuole, nelle piazze e nei tribunali.