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Riapertura scuole: mascherina in classe su, anzi giù, dipende. Dagli scienziati più confusione che certezze

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L’opportunità sull’indossare la mascherina a scuola sta diventando il “tormentone” di fine estate. L’unica certezza è che il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri ha garantito che ne verranno messe a disposizione per tutte le scuole ben 11 milioni al giorno. Sull’utilizzo in classe, nella serata di mercoledì 26 agosto, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, ha detto al Tg1 che “se la distanza tra un alunno e l’altro sarà superiore ad un metro la mascherina si potrà tranquillamente abbassare”. Tutto chiaro, quindi? Non proprio.

Sì, no, forse…

Perchè meno di dieci giorni fa lo stesso Miozzo aveva fatto intendere che si sarebbe dovuta indossare anche per più ore consecutive e togliere solo in determinate occasioni: “Sopra i sei anni – ha detto il responsabile del Cts il 19 agosto – sarà richiesto, in Italia come in altri Paesi, che ci imponiamo l’uso della mascherina e il distanziamento. Poi ci saranno condizioni particolari, come l’uso se c’è un ragazzo non udente in classe, l’interrogazione, momenti del contesto locale che saranno valutati. L’indicazione però sarà: utilizziamo la mascherina perché è un importante strumento contro il virus”.

In attesa della decisione finale del Cts di fine agosto, che dovrebbe stavolta fornire indicazioni chiare, negli ultimi giorni abbiamo ascoltato illustri pareri di tenore diverso, spesso anche opposto. Al punto che hanno confuso ancora di più le idee di chi a metà settembre o anche prima dovrà rientrare per assistere alle lezioni.

Infettivologi, scienziati, esperti, virologi e gli immancabili tuttologi hanno detto sull’argomento tutto e il contrario di tutto: dal fatto che la protezione di bocca e naso sono l’unica protezione sicura e indispensabile, soprattutto quando il distanziamento minimo non è assicurato, fino a che sarebbero dei dispositivi incompatibili o anche dannosi per i bambini. E ognuno ha le sue ragioni.

Allora, in questi casi ci si appella elle regole: queste, però, non sono ancora completate, perchè sia il protocollo di sicurezzasia le indicazioni fornite sinora dallo stesso Cts non sono specifiche. Abbiamo quindi provato a raccogliere le tante espressioni diversificate sull’utilizzo tra gli alunni della fatidica mascherina.

I favorevoli ad indossarla

Michele Riva, medico del lavoro e ricercatore all’Università di Milano-Bicocca, ha spiegato che “il distanziamento funziona se si rispettano rigorosamente le norme igieniche, come starnutire o tossire nella piega del gomito, cosa non sempre scontata. Per questo nelle prime settimane di riapertura, a scopo cautelativo, consiglierei la mascherina anche in classe: si potrebbe poi allentare gradualmente l’obbligo a seconda dell’andamento dei contagi”.

“L’importante, soprattutto al chiuso – conclude Riva – è aumentare il distanziamento oltre il metro e magari optare per attività che non aumentino troppo l’emissione di goccioline respiratorie”. 

Dello stesso parere si dice Andrea Crisanti“Aspettarsi che gli alunni rispettino un metro di distanza è un’aspirazione che non verrà rispettata. La soluzione migliore è che i bambini vadano a scuola e si mettano la mascherina, è la cosa più sicura”, ha detto il professore di Microbiologia dell’Università di Padova.

Sì, ma non in classe

“Di certo la mascherina aumenta la protezione dal contagio, ma bisogna commisurare l’obbligo di indossarla con le attività che devono essere svolte: per questo ha senso che a scuola venga usata negli spostamenti, all’ingresso e all’uscita, e nell’intervallo, quando è più difficile mantenere la distanza”, ha detto Carlo Signorelli, professore di Igiene all’Università Vita-Salute del San Raffaele.

“È possibile che le mascherine diano fastidio e di conseguenza possano causare distrazione – ha aggiunto Signorelli – ma si tratta di un fattore personale: qui si tratta di trovare regole comuni che vadano bene per tutti”.

Dipende se c’è il distanziamento

Come abbiamo già scritto, per il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, in merito all’uso della mascherina in classe “o c’è la distanza di un metro o c’è la mascherina, serve buon senso. Sarà molto difficile farla tenere a bambini da 6 e 10 anni, ma dobbiamo ridurre le chance che il virus circoli e la mascherina è sicuramente un ausilio importante quando i bambini sono vicini. Quando sono distanti a mio avviso se ne può fare a meno“.

Dipende anche dall’età

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità bisognerebbe fare indossare le mascherine solo agli alunni da 12 anni in poi: “si raccomanda che i bambini dai 12 anni in su indossino mascherine nelle stesse condizioni degli adulti, soprattutto quando non possono garantire una distanza di almeno un metro da altri e se la trasmissione è generalizzata nella zona interessata“, ha detto l’Oms.

Chi è scettico

Massimo Galli, responsabile del reparto Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano figura tra gli scettici. “È impossibile – dice – ipotizzare che ragazzini e bambini possano indossarla per cinque ore di seguito, non ce la faccio neanche io”.

La mascherina, ha continuato Galli, “è importante che la portino all’ingresso e all’uscita da scuola; durante l’intervallo pure, ma vedo difficile fare la merenda con la mascherina in faccia”, ha chiosato l’infettivologo.

E chi è contrario

Una posizione contraria, senza alcun dubbio, è quella di Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, il quale ritiene che “solo un ipocrita, uno che non è  mai entrato in una scuola, può pensare che a un bambino di 6 anni si  possa mettere la mascherina per 6-8 ore al giorno”.

Basta entrare in una scuola per sapere che un bambino mette la mascherina e dopo un quarto d’ora se la leva”, dice ancora il direttore.

Per Bassetti, addirittura, indossare la protezione porterebbe più danni che benefici: “la mascherina chirurgica può causare ai bambini, sulla base di esperienze di utilizzo: senso di calore, irritazione, difficoltà respiratorie, fastidio, difficoltà di concentrazione, distrazione e bassa accettazione della maschera stessa. Inoltre, l’efficacia delle stesse non è stata dimostrata durante il gioco e le attività fisiche”, ha concluso il direttore del reparto di Malattie Infettive del nosocomio ligure.