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Rifondare la Repubblica attraverso la scuola

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La Festa della Repubblica non rappresenta soltanto un passaggio istituzionale dalla monarchia alla democrazia parlamentare, ma è anche, e soprattutto, un momento di riflessione collettiva sulla qualità delle nostre istituzioni, fra le quali la scuola pubblica occupa un posto centrale e insostituibile. È proprio nell’istruzione che si gioca la possibilità di costruire una cittadinanza consapevole, libera e critica. Una Repubblica senza una scuola autorevole e giusta è un edificio privo di fondamenta.

Nel corso degli ultimi decenni, la figura del docente è stata progressivamente svuotata di significato, autorità e riconoscimento. La retorica dell’innovazione organizzativa ha generato un proliferare di ruoli funzionali, spesso vaghi nei compiti e scarsamente regolati nei criteri di attribuzione, che hanno offuscato il primato culturale e pedagogico dell’insegnante. A ciò si è aggiunta una crescente burocratizzazione e l’inflazione di progetti di matrice politico-amministrativa che hanno compromesso la missione educativa della scuola.

In tale contesto, il potere dirigenziale si è dilatato oltre misura, spesso privo di adeguati contrappesi democratici e meritocratici. Le logiche clientelari, insediate nella gestione delle risorse umane e dei progetti scolastici, hanno generato forme di cooptazione e favoritismo, allontanando la scuola dalla sua funzione costituzionale.

Come ammoniva Seneca, “il potere deve essere temperato dalla virtù”. E come ricordava Cicerone, “la Repubblica è il bene di tutti quando è governata con giustizia”. Applicare questi principi alla scuola significa ripristinare il ruolo dell’insegnante come cardine dell’istruzione pubblica.

In un’epoca caratterizzata dall’accelerazione tecnologica e dalla complessità sistemica, la matematica e le scienze fisiche e naturali assumono un ruolo trasversale, strategico e imprescindibile in ogni indirizzo di studio. Esse rappresentano non solo un insieme di conoscenze, ma un metodo rigoroso di pensiero, fondato sulla logica, la dimostrazione, la modellizzazione e la capacità di misurare e interpretare la realtà.

Il contributo della matematica alla civiltà umana è storicamente documentato. Da Euclide, che nel “Elements” pose le basi della geometria euclidea, a Isaac Newton, la cui opera “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” segnò la nascita della fisica classica, la scienza ha costruito una grammatica universale del reale. Galileo Galilei, padre del metodo sperimentale, affermava:“La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (l’universo)… scritto in lingua matematica.”

Il Premio Nobel per la Fisica Richard Feynman ribadiva che “la matematica è il linguaggio della natura”, sottolineando come la comprensione profonda dei fenomeni sia possibile solo attraverso strutture formali e modelli quantitativi.

Tuttavia, nella scuola italiana, i docenti di matematica e fisica sono spesso relegati a posizioni marginali, sottofinanziati, precari o ostacolati da logiche organizzative miopi, a fronte di una crescente richiesta di competenze STEM da parte della società e del mondo produttivo.

Per restituire dignità e funzionalità al sistema scolastico, è necessario un progetto politico ispirato ai principi repubblicani di equità, merito e responsabilità. Come affermava Piero Calamandrei, uno dei padri della nostra Costituzione:“La scuola è il laboratorio dove si prepara la democrazia del domani.”

Una Repubblica che non investe sulla scuola si disfa culturalmente e civicamente. Senza una scuola autorevole, sorretta da insegnanti competenti, rispettati e responsabilizzati, ogni retorica istituzionale perde di senso.

Nella prospettiva dei filosofi romani, la virtus politica è inseparabile dalla cultura. “Non ci può essere civitas senza educatio,” direbbe un moderno Cicerone. Oggi, più che mai, serve una classe dirigente capace di ascoltare la scuola vera – non quella costruita su narrazioni funzionali al consenso – ma quella fondata sull’etica della conoscenza e sull’esempio morale.

Nel giorno in cui si celebra la nascita della Repubblica, è doveroso ribadire che non può esistere cittadinanza senza istruzione.

Una scuola pubblica di qualità, libera dalle logiche clientelari, orientata alla valorizzazione del merito e della competenza, è la prima e più autentica garanzia della democrazia costituzionale. Rifondare la scuola significa rifondare la Repubblica.

Crisenzia Bilotta, presidente Mathesis Serra San Bruno