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Riforma dell’apprendistato

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Con il provvedimento dello scorso 5 maggio, il Consiglio dei ministri ha inteso coordinare le misure già adottate “per contrastare la disoccupazione giovanile, favorire l’ingresso dei più giovani nel mondo del lavoro”, tentando di arginare nel contempo il fenomeno della dispersione scolastica.
Viene “valorizzato l’apprendimento nei luoghi di lavoro, non più relegato, come nei decenni scorsi, all’addestramento professionale”.
Attraverso i contratti di apprendistato si potrà: assolvere l’obbligo di istruzione e conseguire una qualifica attraverso l’apprendistato per la qualifica professionale; conseguire il diploma regionale, per poi proseguire con i percorsi di formazione terziaria degli Ifts, attraverso l’apprendistato professionalizzante; conseguire diploma di Its, lauree e dottorati attraverso l’apprendistato di alta formazione e di ricerca.

Lo schema di decreto legislativo che riguarda la riforma dell’apprendistato, approvato il 5 maggio dal Governo, fa anche un riferimento all’apprendistato innovativo nei percorsi a carattere tecnologico dei nuovi Its (istituti di alta formazione tecnica, gestiti attraverso fondazioni, che devono annoverare un istituto tecnico o professionale, un ateneo e le imprese) che saranno avviati nel prossimo mese di settembre.

Verranno favorite convenzioni tra università e imprese sia per continuare il percorso di studi di apprendistato che per conseguire un diploma di tecnico superiore, una laurea o un dottorato.

La sfida dell’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani “può essere vinta – ha dichiarato il ministro Mariastella Gelmini dopo l’approvazione del Testo Unico – solo attraverso una stretta integrazione tra il mondo dell’istruzione e formazione e quello del lavoro, così come previsto dalla riforma dell’istruzione superiore e dalle nuove norme sull’apprendistato”.