Home I lettori ci scrivono Riforma Indicazioni nazionali: la solita montagna che partorisce il topolino

Riforma Indicazioni nazionali: la solita montagna che partorisce il topolino

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La revisione delle indicazioni nazionali per la scuola, voluta dal ministro Valditara – più per informare (in viale Trastevere si lavora!) che per riformare -, è la consueta montagna che ha dato alla luce il consueto topolino. Qualunque ‘nuovo’ tema o contenuto sia stato inserito era già in fieri, e lo è ancora, nella volontà e nella facoltà dei docenti.
Dice niente la libertà d’insegnamento? Personalmente, durante le mie lezioni, ho approfondito sempre quello che ho ritenuto: al servizio, beninteso, degli alunni e delle famiglie.
E qualsiasi collega che non voglia rispettare alla lettera le indicazioni provenienti da Roma, potrebbe perfino mettere in atto ragionevoli controindicazioni.
Un esempio? Riguardo l’introduzione dello studio della Bibbia, rispetto alla Storia, tralasciando lo scontato distinguo creazione/evoluzione, il ministro sa che l’Antico e il Nuovo Testamento sono raccolte di libri che con la Storia hanno poco a che vedere?
Esattamente come le osannate e strumentalizzate radici giudaico-cristiane (contradictio in terminis) non hanno granché da spartire con l’Europa, teatro perenne di guerre cruente. E il prof. Valditara sa che nel Vecchio Testamento l’uomo non è l’immagine di Dio, ma il contrario?
Lì infatti sono stati alcuni uomini, senza mai vuotare il sacco, a creare una divinità irascibile somigliante a loro per mediare con essa (alias sé stessi) e giustificare sistematici limiti terreni e appetiti molto temporali: dai quali si facevano corrompere volentieri, onde esercitare il controllo sui credenti ingenui.
Però perché – a parte l’uso partitocratico della religione cattolica (che non disdegna farsi usare) per raccattare voti classisti – è importante che il ministro lo sappia? E soprattutto che sia a conoscenza che pure questo è un argomento già ampiamente trattato nei diversi corsi di studio, in particolare dagli insegnanti di Religione?
Facile.
Perché la prossima volta, prima di fare una ‘riforma’, si informi: specie su chi siano gli esperti (sic!) di cui si avvale, scollati dalla realtà.
Insieme alla biasimata rivolta sociale – io preferisco chiamarla ribellione civile -, la scuola (e non solo) ha bisogno di una reale ed urgente rivoluzione culturale; non di rammendi a costo e risultati zero. Altroché egemonia culturale della sinistra!
Sinistra e destra non camminano e non contano più (tranne il denaro), allettate da poltrone e divani comodissimi.
Se il ministro desidera, ne parliamo. Ma dubito: ai nostri pseudo-rappresentanti ho già inviato in passato diverse proposte, proiettate nel futuro e orientate alla giustizia sociale, che non hanno mai letto. Loro, i politici nominati dall’alto, non sbagliano; loro non possono abbassarsi al livello di chi la realtà la vive con gli studenti. Risultato: la scuola è ferma da un trentennio e più, come l’intero Paese.
Sbaglio o negli spot elettorali, al posto degli agevoli paraventi della politica mediatico-demagogica, oltre che estera, venivano prima gli italiani? In realtà sono soltanto sparate, passerelle e voli (pindarici): certificano l’insussistenza di chi ‘governa’, bruciando i talenti, la passione e la speranza. Alla faccia del merito e dell’istruzione.

Giovanni Panunzio, insegnante di Religione