Rinnovo contratto docenti e Ata, 2mila euro di arretrati a Natale a tassazione ridotta, subito dopo nuovi soldi e norme: INTERVISTA a Pacifico (Anief)

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“Con il contratto sottoscritto abbiamo approvato aumenti per la parte dello stipendio tabellare e per la fissa. Da lunedì riprenderemo a confrontarci all’Aran per arrivare alla chiusura del secondo ‘pezzo’. L’obiettivo è dare a docenti e Ata la prima tranche di soldi a dicembre: entro il 26 novembre dovremmo essere chiamati alla firma, dopo l’ok degli organi di controllo. Se pensiamo che per la Sanità sono serviti 8 mesi, a noi solo 16 giorni, possiamo essere soddisfatti”. A dirlo alla Tecnica della Scuola è Marcello Pacifico, presidente Anief, dopo il rinnovo del contratto di Istruzione, Università e Ricerca su cui è stato raggiunto l’accordo in sole ventiquattr’ore, durante le quali i sindacati hanno prima incontrato il ministro Giuseppe Valditara e poi il numero uno dell’Aran Antonio Naddeo.

“Finalmente ci hanno dato ragione – ha detto il sindacalista Anief – perchè a maggio avevamo chiesto un contratto ponte, per dare risorse aggiuntive con la guerra in Ucraina che aveva in pochi mesi portato l’inflazione al 10% e oggi siamo al 12%. Abbiamo chiuso con un aumento del 4,22%, certo sono pochi, ma non potevamo che farli avere il prima possibile a chi non riesce quasi ormai ad arrivare a fine mesi”.

“Gli aumento medi – ha aggiunto Pacifico – sono fino a 110 euro lordi per i docenti, al personale Ata 60-70euro. Gli arretrati dovrebbero essere sui 2mila euro, poi c’è chi prenderà 1.500 ma anche 2.500: avranno una tassazione più favorevole perché riguardano un periodo già trascorso”.

Il sindacalista dell’Anief ha quindi annunciato novità pure per la parte normativa: per ordinamenti professionali, valorizzazione Dsga e di tutti gli Ata, con indennità specifiche, trasferimenti, lavoro a distanza. Gli amministrativi, i tecnici, i collaboratori scolastici “fanno un lavoro diverso di 50 anni fa”.

“Poi – ha continuato Pacifico – ci sono i diritti dei precari, sui quali i giudici nazionali dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea sono costretti a disapplicare le norme interne e applicare il diritto comunitario: non possiamo andare avanti a ricorsi. I vincoli per sulla mobilità? Faremo di tutto per abolirli, vorremmo gli spostamenti sul 100% dei posti, non sul 50% e prima ancora sul 30%”, ha concluso il sindacalista.