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Rinnovo del contratto scuola, 150 euro lorde di aumento: è l’ora della verità, a inizio novembre i sindacati convocati per dare una risposta

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Il personale della scuola guarda con interesse all’incontro Aran-sindacati fissato la mattina dell’ultimo giorno di ottobre sul rinnovo del Contratto collettivo nazionale 2022-2024: nell’incontro del 9 ottobre scorso, infatti, il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha consegnato la proposta economica ufficiale, comprensiva di tutte le risorse stanziate, per il personale scolastico.

Gli aumenti stipendiali” medi “previsti – aveva annunciato lo stesso Naddeo – vanno da 82 a 186 euro mensili per il personale amministrativo e da 105 a 177 euro mensili per i docenti. Sono state inoltre rideterminate le indennità fisse, che per i docenti passano da 204 a 320 euro mensilimentre per il personale amministrativo variano tra 88 e 109 euro mensili. Per i Direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) l’indennità di direzione è stata fissata a 2.972 euro annui”.

A questo punto, resta da capire solo se dalla Legge di Bilancio 2026 il ministro Giuseppe Valditara riuscirà a ricavare qualche ulteriore economia per il settore scolastico: l’ipotesi non è remota, ma appare comunque complicata considerando che praticamente quasi tutti i dicasteri rivendicano risorse ulteriori per motivi disparati.

Ad ogni modo, il 31 ottobre non si dovrebbe affrontare questo tema: l’Aran, infatti, comunicherà ai sindacati di categoria quali aumenti medi intende proporre anche per i lavoratori di Università e Ricerca.

Per il mondo della scuola è comunque probabile, allora, che le parti – amministrazione e sindacati – si rivedano presto. Anzi, prestissimo: già nei primissimi giorni della settimana entrante, subito dopo il ponte dei Santi e dei defunti, è possibile che le organizzazioni sindacali rappresentative vengano convocate all’Aran.

Nessuno lo dice al momento, ma l’ipotesi, non impossibile, è che possa ripetersi il “miracolo” di tre anni fa, quando il ministro Giuseppe Valditara, appena insediatosi a Viale Trastevere, riuscì a mettere tutti d’accordo portando a dicembre gli aumenti contrattuali nelle buste paga di oltre un milione di lavoratori.

Questa ipotesi prenderebbe il volo, soprattutto, in caso di aggiunte ulteriori di finanziamenti.

Ma cosa accadrà se la proposta rimanesse quella presentata dall’Aran circa 20 giorni fa, quindi senza ulteriori risorse pubbliche?

I sindacati, in base alle informazioni che abbiamo, reagiranno in modo diverso: la Flc-Cgil è molto probabile che non prenda nemmeno in considerazione l’ipotesi di aumento medio di 150 euro medi lordi, di cui quasi la metà già in busta paga attraverso l’indennità di vacanza contrattuale (con un’una tantum da quasi 10 euro aggiuntivi, derivante dai 240 milioni ricavati dal Ministro da somme varie ‘congelate’ o dimenticate).

La Cisl Scuola, come lo Snals, invece, è assai probabile che accetti la proposta, soprattutto se verrà confermato l’impegno dell’amministrazione pubblica di sedersi di nuovo al tavolo, ad inizio 2026, per discutere del rinnovo successivo, il 2023-2025, per i quali gli aumenti sarebbero già stati stanziati: nei giorni scorsi, la leader della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, dai microfoni della ‘Tecnica della Scuola’ ha anche inviato un appello alle altre forze sindacati perchè aderiscano a questa linea.

Da definire, soprattutto, sarà la posizione della Uil Scuola, che dopo avere non sottoscritto (in solitudine) l’ultimo contratto collettivo nazionale, potrebbe stavolta figurare tra i firmatari e tornare ai tavoli di contrattazione: i segnali perchè ciò avvenga, anche su”spinta” della Confederazione e del segretario generale Pierpaolo Bombardieri, ci sono tutti.

L’impressione è che stavolta potrebbe risultare più determinante del solito la posizione dei sindacati rappresentativi, ma con meno consensi: si tratta della Gilda degli insegnanti (al momento piuttosto critica, soprattutto per la scarsità di aumenti proposti) e dell’Anief, che da alcune settimane invia invece segnali meno critici verso la politica del governo: è possibile che i due sindacati, che a seguito delle ultime elezioni Rsu risultano quasi appaiati, attorno al 9 per cento di rappresentatività, agiscano in questa contrattazione quasi da ago della bilancia.

Come è probabile che qualora la maggioranza dovesse accettare la proposta, si arrivi ad un accordo solo di tipo economico: la parte normativa, quindi, passerebbe direttamente all’interno della trattativa per il rinnovo successivo oppure verrebbe collocata nell’ambito della sempre complicata fase di sequenza contrattuale.