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Riprende il cammino della riforma …, forse

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Dopo l’inevitabile rallentamento verificatosi in concomitanza con le scadenze elettorali di giugno e la "pausa di riflessione" legata alla conclusione della verifica politica, il cammino della riforma sembra riprendere più spedito di prima.

Il decreto sul sistema nazionale di valutazione ha superato lo scoglio della Conferenza Stato-Regioni, mentre prosegue il suo percorso il decreto sul diritto-dovere di istruzione.

Ed è di questi giorni la notizia dell’avvio dei lavori per la messa a punto del testo definitivo del decreto applicativo dell’art. 5 della legge di riforma sul reclutamento iniziale del personale docente.

Stando poi a voci ufficiose ma attendibili, sembra che il Comitato di settore formato da rappresentanti dei Ministeri dell’Economia, della Funzione Pubblica e dell’Istruzione abbia finalmente preparato il tanto atteso atto di indirizzo sulla contrattazione integrativa per l’applicazione dell’art. 43 del Contratto Nazionale (insegnante tutor e altre figure professionali necessarie per l’avvio della riforma).

L’impressione che se ne ricava è che il Ministero voglia rilanciare la riforma con tutti i suoi annessi e connessi prima dell’inizio dell’anno scolastico, sia per mettere di fronte al fatto compiuto sindacati e istituzioni scolastiche sia per mettere in difficoltà il fronte dell’opposizione alla riforma che non potrà tenere testa alle molteplici iniziative ministeriali.

Ovviamente le difficoltà non mancano: i pareri non propriamente esaltanti che il Cnpi ha espresso nei giorni scorsi sulla bozza di decreto sul diritto-dovere di istruzione e sulle Indicazioni Nazionali per i piani di studio non spianano la strada al Ministero che addirittura è chiamato a rispondere in Parlamento sulla ipotesi di sollevare il professor Bertagna da ogni incarico professionale (è proprio di queste ore la notizia che 6 parlamentari di Alleanza Nazionale hanno depositato una formale interrogazione in tal senso).

Nonostante tutto a Viale Trastevere si mostrano tranquilli e sicuri del fatto loro, ma le difficoltà non sono poche: anche i Comuni, attraverso l’Anci, hanno fatto sapere che non parteciperanno più alle riunione della Conferenza Stato-Regioni, almeno fino a quando il Ministero non si deciderà a chiarire con precisione con quali risorse intenda dare avvio alla riforma.