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Scatti anzianità e tagli stipendi, docenti universitari sul piede di guerra

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Docenti universitari sul piede di guerra contro i tagli agli stipendi e il blocco delle progressioni di carriera.
“Nel quadriennio 2010/2014, a causa del blocco degli scatti stipendiali – spiega la Cgu-Cisal – un professore universitario di prima fascia a metà carriera ha perso 18.000 euro all’anno, perdita che si trascinerà per gli anni a venire. Lo stipendio di un professore universitario è mediamente di circa 40.000 euro inferiore a quello di un dirigente ministeriale di secondo livello e sensibilmente inferiore a un dirigente amministrativo della stessa università in cui insegna.
Negli ultimi 30 anni lo stipendio dei docenti universitari ha perso il 75% del suo originario potere di acquisto”.
“Nel pubblico impiego  prosegue la Cgu-Cisal – la scure dei tagli si è abbattuta quasi esclusivamente su docenti e ricercatori universitari mentre una categoria come quella dei magistrati non è stata scalfita grazie a una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità di qualsiasi intervento del legislatore”.
“I tagli appaiono ingiusti – aggiunge la Cgu-Cisal – se si considera che con la riforma Gelmini ai docenti viene richiesto un maggiore impegno, condizionando alla produzione scientifica realizzata i finanziamenti erogati agli atenei. Tutti riconoscono che l’università è un settore decisivo per la crescita dell’Italia eppure il nostro è l’unico Paese ad aver tagliato pesantemente le risorse al sistema universitario”.
“Qualora gli scatti dovessero venire nuovamente bloccati per il 2015 – conclude la Cgu-Cisal – saremo costretti a manifestare la nostra netta contrarietà con forme di lotta fino a ora appartenute solo ad altre categorie di lavoratori”.