
Alcune osservazioni sull’articolo “La scuola senza voti, in Giappone esiste e funziona anche bene“.
Quando insegnavo ebbi per un anno – nel quadro del programma Erasmus – una studentessa del Giappone, paese che peraltro io stesso ammiro per il suo civismo e la sua serietà. Mosso da curiosità sul funzionamento del sistema scolastico di quel paese, me lo feci illustrare da questa ragazza. Ed ecco cosa appurai: è sì vero che fino alle medie non esistono voti, ma poi i voti arrivano, oh se arrivano! Molti studenti giapponesi sono tormentati dallo shiken jigoku, l'”inferno degli esami”, cioè la paura di non passare esami che sono ben altra cosa rispetto all’allegra passeggiata della nostra Maturità. Non passare gli esami è una sconfitta pesantissima, che getta discredito, vergogna e disonore sulla famiglia, in un paese dove si dà grandissima importanza al successo scolastico. Tant’è che alcuni studenti si uccidono già solo per la paura di non superarli, figuriamoci poi se vengono bocciati…
Stesso discorso per l’accesso alle facoltà universitarie, che non è libero o quasi come qui da noi. Là si è ammessi all’università previo superamento di ulteriori esami, anch’essi – ovviamente – molti difficili.
Tutto questo in funzione dell’ingresso nel mondo del lavoro, fortemente determinato dal percorso di studi.
Morale: non è tutt’oro quel che luccica. Il prezzo da pagare è alto: si tratta solo di decidere se vale la pena pagarlo o no
Daniele Orla