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Scuole antisismiche? Macchè, per metterle a norma servirebbero 25 anni e 50 miliardi

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La strada che porta alla messa in sicurezza degli oltre 40mila plessi scolastici è ancora lunga. Anzi, lunghissima. Perché il 70 per cento degli edifici scolastici in Italia non è adeguato dal punto di vista sismico, su un territorio nazionale che per l’80 per cento è proprio a rischio sisma: per adeguarli alle norme vigenti sulla prevenzione dei danni derivanti da eventuali terremoti, servirebbero 25 anni e un investimento di circa 50 miliardi di euro.

I dati, davvero sconfortanti, sono forniti dai geologi italiani nel corso della convention “Avus per San Giuliano di Puglia”, che si è tenuta il 17 gennaio a Campobasso per volontà del Consiglio nazionale dei Geologi insieme all’Associazione delle vittime universitarie de L’Aquila.

“E’ una fotografia drammatica – ha spiegato Piero De Pari, segretario del Consiglio nazionale dei Geologi – e questo è un problema che riguarda non solo le scuole, ma anche gli ospedali, le caserme, gli edifici pubblici in generale. Posti dove c’è permanenza di persone per molte ore al giorno”.

 

 

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Il segretario dei geologi si è quindi soffermato su alcuni dati: “I 25 anni di tempo stimati per la messa in sicurezza delle scuole sono un tempo che un paese civile non si può permettere. Necessariamente bisogna pensare ad azioni differenti che vadano nella direzione dell’affrontare immediatamente le situazioni cogenti e, con coraggio politico, occorre poi fare anche delle scelte un po’ impopolari”.

De Pari ha infine evidenziato i problemi di fronte ai quali si trovano spesso i sindaci: “In questo momento purtroppo sono loro i soggetti più in difficoltà perché sono l’interfaccia diretta dei dirigenti scolastici in quanto proprietari delle strutture e quindi hanno necessità di mettere in sicurezza gli edifici, laddove ci sono le risorse per farlo, ma nel contempo hanno a cuore le sorti della comunità perché sono autorità di Protezione civile. Quindi è una sorta di elastico che si tira da un lato e dall’altro si accorcia”.

 

 

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