Home Archivio storico 1998-2013 Riforme Scuole pubbliche autogestite nel solco di don Milani

Scuole pubbliche autogestite nel solco di don Milani

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Nel solco dell’esperienza pedagogica e didattica della scuola di Barbiana, recentemente a Firenze si è tenuto un incontro per confrontarsi sull’attualità del pensiero di don Milani, Presenti estimatori del pensiero e dell’azione del Priore di Barbiana, provenienti da tutta Italia, si è aperta un’ampia riflessione sulla scuola di oggi in Italia.
Abbiamo raccolto le impressioni di Davide Rossi, segretario generale del Sisa (Sindacato indipendente scuola e ambiente) e “milaniano” convinto, che ha tenuto a sottolineare come in Italia ci sia “un quadro desolante e preoccupante, in cui, a fianco della scuola privata, con finalità prevalentemente elitario-confessionali, si affianca una scuola pubblica sempre meno pubblica e sempre più statale. Tale degenerazione amministrativistica della scuola non è imputabile certo principalmente ai docenti, che subiscono – tuttavia spesso senza avanzare alcuna alternativa culturale e pedagogica – una degenerazione del sistema scolastico che da oltre un ventennio subisce pseudo -riforme bipartisan che hanno come obiettivo la riduzione dei costi complessivi del sistema formativo, l’omologazione massificata delle pratiche didattiche, il loro controllo burocratico, la riduzione del fare scuola a una mera trasmissione di saperi verificabili con test a risposta multipla, di cui le prove Invalsi sono l’ultima deleteria degenerazione, perché non distinguono tra i ragazzi delle periferie, che mai hanno avuto a casa un libro, da quelli che hanno la fortuna di averne molti”.
Per Rossi si tratta di “un percorso di omologazione che prevede come ultimo tassello destrutturante il prossimo ingresso dei privati e delle aziende nelle scuole, con finalità mercificatorie di intervento sui percorsi didattici stessi, finalizzandoli alla produzione, assoggettando così l’educazione all’immediato utile d’impresa”.
In un quadro “di progressiva degenerazione del sistema scolastico pubblico-statale – continua il segretario del Sisa –  riprende con forza la selezione, che, come ricordava don Milani, è sempre contro la cultura e in egual modo il sistema punitivo-coercitivo delle valutazioni”.
In effetti, molti insegnanti non si riconoscono in questa scuola, dove abbondano i “tagli” e scarseggiano gli investimenti alla scuola pubblica, mentre in altri Paesi che attraversano una grave crisi economica, sull’istruzione si punta fortemente con adeguati stanziamenti (vedi anche la strategia del Governo Hollande in Francia).
Una scuola, quella italiana, “foriera di sempre più scarsi apprendimenti da parte dei ragazzi”, sottolinea Rossi, che aggiunge: “compito della scuola, per noi milaniani, deve essere quello della costruzione libera e creativa dei saperi, alla quale concorrono docenti e discenti, in cui nessuna intelligenza è mortificata, ogni stimolo è elemento di crescita personale e collettiva, in cui la libertà di insegnamento e la libertà di apprendimento sono i punti più alti e non valicabili di un reciproco rispetto che genera autentica relazione educativa”.
Il segretario del Sisa parla poi “di una reale riforma del sistema scolastico italiano: dare avvio a scuole fondate su un comune progetto didattico e pedagogico. Lo Stato, attraverso le tasse fatte pagare veramente a tutti i cittadini, garantisca la copertura economica per i docenti e le strutture, ma poi si formino scuole fondate su una pratica condivisa”.
“In base a questa libertà – prosegue Davide Rossi – immaginiamo principalmente tre tipi di aggregazioni: la prima di scuole che, questa volta su base volontaria, si riconoscono nella per noi certo deprecabile ma rispettabile strutturazione della scuola sui modelli formativi anglosassoni a cui da anni lo pseudo-riformismo ci ha abituato, con voti, quiz, prove Invalsi, assenza di relazione educativa. La seconda sarebbe di scuole che abbiano un evidente orientamento confessionale o ideologico, libere di riconoscersi nel monoculturalismo in una società sempre più poliedrica, multiforme, multiculturale. Le terze, che sono quelle a cui noi daremo il nostro contributo appassionato, saranno le scuole pubbliche autogestite, fondate sulla relazione educativa, aperte alla partecipazione attiva degli studenti, in cui la creatività, la fantasia nel solco di Gianni Rodari, l’ascolto delle ragioni e delle voci di tutti e di ciascuno nel solco di Barbiana, diventino il necessario fondamento per la costruzione dei saperi. Agli insegnanti verrà data la possibilità di scegliere in quale tipo di scuola portare con entusiasmo la loro intelligenza”.
Insomma, dare vita a scuole autogestite, “fondando questa possibilità sulla legge che permette l’educazione parentale. Tale legge permette, a ogni livello scolastico, di poter dare vita a scuole di vicinorietà. Lanciamo un appello perché enti, istituzioni pubbliche e sociali, centri studi, centri formativi, ambientalisti, antimafia, ricreativi, possano sentirsi coinvolti e possano prestare i loro spazi a titolo gratuito perché queste scuole possano strutturarsi, organizzarsi, crescere. Occorre una articolata proposta legislativa per arrivare a questa trasformazione”.
Una proposta “coraggiosa”, anche se ribattiamo a Davide Rossi che secondo noi una scuola pubblica statale, se funziona bene, con gli adeguati finanziamenti, è da preferire; anche perché un conto sarebbe una scuola ispirata a Barbiana, un altro l’educazione parentale in scuole di ben diversa e dubbia ispirazione.
“Alcuni diranno – aggiunge Rossi – che le nostre sono scuole private, non rendendosi conto che Barbiana, scuola di fatto ‘privata’ perché non statale, ha rappresentato il punto più alto della storia della scuola pubblica italiana, anche dal punto di vista della proposta pedagogica, perché si basava sulla gratuità e sulla possibilità di essere frequentata da chiunque lo desiderasse, esattamente come le scuole autogestite che noi proponiamo e che in tante città d’Europa esistono da tempo, come a Oslo”.
Poi l’esponente del Sisa, organizzazione sindacale a “vocazione internazionale”, ci fa sapere che a Milano alcuni genitori si stanno organizzando per dar vita nel prossimo anno scolastico al Lalm, il “Liceo Autogestito Lorenzo Milani”.
Inoltre, nel 2013 è in programma un incontro nazionale che verifichi lo stato di avanzamento delle scuole autogestite, ne incentivi lo sviluppo e il radicamento.
“Dentro la crisi che svuota le relazioni, immiserisce, semina paura – conclude il “milaniano” Davide Rossi – il nostro vuole essere il seme concreto della costruzione di una nuova società fondata sull’essere e non sull’avere, sulla relazione e non sul possesso, sul sorriso che ti accompagna e ti insegna e non sul giudizio che ti mortifica e ti ammutolisce”.