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Sei Comuni calabresi contro la “Buona Scuola”

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Prosegue “a macchia di leopardo” la protesta contro la legge 107, mentre i sindacati promettono un fine anno di fuoco.

Sono già una mezza dozzina i Consigli comunali calabresi che hanno approvato una mozione contro la “Buona Scuola” proposta dal comitato “Insegnanti calabresi” che da un anno conduce una intensa campagna informativa sulla riforma voluta dal governo Renzi.
La mozione è stata approvata a Catanzaro e  in altri due comuni della provincia (Gimigliano e Lamezia Terme); il documento è passato anche a Cinquefrondi (RC), a Saracena (CS) e a Cellara (CS).
I 6 consigli comunali evidenziano in particolare che la riforma trasformerà le scuole in aziende, “introducendo  un fortissimo squilibrio dei poteri e delle competenze all’interno degli istituti scolastici statali, sminuendo i principi di libertà di insegnamento,  collegialità, democrazia e partecipazione dei lavoratori della scuola, delle famiglie e degli studenti”.
“Il rafforzamento dei poteri dei capi di istituto, che potranno scegliere a loro discrezione, dai cosiddetti albi territoriali, il personale della scuola e le mansioni da assegnare a ciascuno –
si legge ancora nella mozione – trasforma la scuola, a tutti gli effetti, in un’azienda, annullando di fatto la dimensione collegiale ed esponendo il sistema a pericolosissime derive autoritarie e clientelari, fino a compromettere del tutto il funzionamento del sistema”.
Ovviamente ci sono anche molti altri aspetti negativi della riforma evidenziati nella mozione (alternanza scuola-lavoro, school bonus,  valutazione dei docenti).
Nei mesi scorsi gli “Insegnanti calabresi” avevano anche tentato – senza successo – di far approvare dalla consiglio regionale un ricorso alla Corte Costituzionale ma alla fine la Regione ha preferito evitare di mettersi in contrasto con il Governo.
E’ da tempo che il comitato degli insegnanti calabresi sta svolgendo una capillare azione informativa in tutta la regione.

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“In queste settimane
– spiega Bianca Laura Granato, docente in un liceo di Catanzaro – stiamo partecipando anche a tutte le assemblee sindacali organizzate dai sindacati confederali che stanno diffondendo informazioni parziali e incomplete disconoscendo le reali conseguenze negative della legge 107″

“Per esempio – prosegue Granato – i sindacati dicono che con il contratto sulla mobilità non hanno affatto avallato la chiamata diretta, ma dimenticano di aggiungere che – nella migliore delle ipotesi il rischio della chiamata diretta potrà essere evitato per quest’anno ma non certamente per il futuro”.
Ma la Granato va oltre e afferma con chiarezza che l’annuncio dei sindacati del comparto di voler rilanciare una grande iniziativa di lotta è davvero poco credibile:  “La proposta di organizzare una assemblea nazionale delle RSU di tutta Italia per la fine di aprile ci pare del tutto insufficiente e inadeguata.  Più che altro ci sembra un flebile lamento, mentre in questo momento bisognerebbe protestare tutti insieme e ad alta voce”.

 

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