Home Precari Stabilizzazione precari: udienza alla Corte di Giustizia europea per il Conitp

Stabilizzazione precari: udienza alla Corte di Giustizia europea per il Conitp

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Come annunciato i legali del Conitp costituiti in giudizio presso la corte di giustizia Europea di Lussemburgo, contro l’amministrazione (Miur) per la mancata attuazione della direttiva n°70 del 1999 con cui si ordina di stabilizzare tutti i lavoratori con almeno 36 mesi di servizio a tempo determinato. L’udienza, secondo i legali Conitp è stato positiva, i giudici della corte europea hanno affermato di essere al corrente dell’anomalia dei contratti a termine dell’Italia per il personale docente e ATA.
I legali del Conitp hanno esposto le irregolarità dei contratti a termine che il Miur stipula di anno in anno senza stabilizzare i precari, mettendo in evidenza che docenti e Ata lavorano da più di 10 anni con supplenze annuali e non sono stati mai stabilizzati dal Ministero, anzi i precari anno per anno sono aumentati e le immissioni in ruolo non hanno mai coperto tutti i posti effettivamente disponibili.
L’avvocatura dello Stato si è difesa insistendo sulla norma che regola le graduatorie grazie alla quale si e’ assunti senza concorso e sulla non prevedibilità degli organici.
L’avvocato generale di Lussemburgo si è riservato di acquisire ulteriori documenti per la decisione in merito , sentenza definitiva che dovrebbe avvenire tra qualche mese.
Il Conitp nutre un cauto ottimismo dopo l’udienza di Lussemburgo è attente una possibile svolta epocale a favore dei precari difesi eccellentemente dal Conitp. Intanto è da sottolineare le sentenze ottenute dal Conitp per la stabilizzazione dei precari di Ariano Irpino e Avellino, i giudici hanno riconosciuto ai ricorrente
Conitp un risarcimento economico nei confronti di circa 20 docenti per la mancata stabilizzazione, tra cui docenti anche non abilitati. La sentenza ricordiamo è già esecutiva visto che il Miur non la impugnata nel giudizio superiore, ciò significa che la sentenza è esecutiva e non può più essere messa in discussione dai giudici.