
Una cittadina tranquilla, distante due ore dalla Capitale e capoluogo della regione storica della Stiria, è ststa scossa da un evento dalla gravità mai sperimentata in quel territorio. A Graz, un giovane di 21 anni, accede ad un istituto in forma non autorizzata. Estrae un’arma da fuoco e colpisce, lasciandole uccise, nove persone tra studenti e personale scolastico accorse sul posto, prima di togliersi la vita. La polizia interviene tempestivamente isolando l’edificio, convocando un intero reparto della Polizia Scientifica ed interrogando i presenti, ancora in stato di shock. Alcuni docenti hanno chiuso a chiave le classi per evitare che l’assassino vi accedesse. L’unità “Cobra”, specializzata in stragi con cattura di ostaggi, ha raggiunto il luogo dopo soli 6 minuti dalla prima chiamata di emergenza. L’intero istituto e le sue pertinenze sono stati messi in sicurezza dopo 17 minuti dal primo contatto con la polizia locale. Gli inquirenti, attraverso una clinica ricostruzione dell’accaduto attraverso le testimonianze, indagano sul probabile movente del ragazzo.
Fatti e testimonianze
Secondo quanto riferito dalla polizia, nella sparatoria sono rimasti uccisi nove studenti – sei ragazze e tre ragazzi – di età compresa tra i 14 e i 17 anni. Una docente è deceduta in ospedale a causa delle gravi ferite riportate. Tutte le vittime erano cittadine austriache, ad eccezione di una persona di nazionalità polacca. Le autorità non hanno ancora reso noti i nomi degli studenti e dell’insegnante coinvolti. Il primo sparo ha risuonato intorno alle 10:00 ora locale (le 09:00 nel Regno Unito) nella scuola secondaria di Dreierschützengasse, situata nella zona nord-occidentale di Graz, nei pressi della stazione ferroviaria principale. Inizialmente, l’esplosione ha generato confusione tra gli studenti e il personale scolastico. Secondo quanto riportato dal quotidiano Kleine Zeitung, uno studente di 17 anni, identificato con la lettera F, ha detto ai suoi amici: «È stato uno sparo? Non può essere vero. Dev’essere caduto qualcosa dal cantiere dall’altra parte della strada». Uno studente ha raccontato al giornale Die Presse che, appena si sono uditi i primi colpi, l’insegnante ha chiuso immediatamente la porta dell’aula. Un’altra ragazza ha spiegato che inizialmente pensava si trattasse di petardi, ma poi “sono iniziate le urla e siamo corsi via”. Paul Nitsche, insegnante di religione nella scuola, ha dichiarato all’agenzia AFP di trovarsi in aula quando ha sentito un “botto”, seguito dal rumore dei bossoli che cadevano sul pavimento del corridoio. «Qualcosa è scattato dentro di me – ha detto – mi sono alzato di colpo e ho deciso di scappare». Durante la fuga, ha intravisto l’aggressore: «Mentre correvo giù per le scale, pensavo: ‘Non può essere vero’». Ha realizzato la gravità della situazione quando ha visto «uno studente a terra, con un insegnante accanto a lui». Una residente del quartiere, Astrid, che vive in un edificio adiacente alla scuola, ha raccontato alla BBC di aver sentito 30 o 40 colpi d’arma da fuoco. Suo marito Franz ha immediatamente chiamato la polizia. «Abbiamo visto uno studente affacciarsi alla finestra: sembrava stesse per saltare… ma poi è tornato indietro», ha raccontato Franz. Successivamente, la coppia ha visto che «gli studenti erano riusciti a uscire al piano terra, dal lato opposto» e si erano «radunati in strada». Le autorità hanno riferito che l’autore della strage si è tolto la vita nei bagni della scuola poco dopo aver aperto il fuoco. La prima chiamata di emergenza è arrivata alla polizia esattamente alle 10:00. La prima pattuglia è giunta sul posto alle 10:06. Poco dopo sono intervenute le unità speciali Cobra, incaricate di gestire situazioni ad alto rischio come attacchi e sequestri, insieme ad altri reparti specializzati. La polizia ha riportato che la situazione è stata messa sotto controllo in 17 minuti. In totale, sono stati impiegati oltre 300 agenti per gestire l’intervento nella scuola.
Isolamento ed operazioni pianificate
L’autore della sparatoria, un uomo di 21 anni la cui identità non è stata ancora resa pubblica, era un cittadino austriaco originario della regione di Graz e ha agito da solo, secondo quanto riferito dalla polizia. Viveva con la madre, anch’essa austriaca e single, nel distretto di Graz-Umgebung. Il padre, di origine armena, non abitava più con loro dopo la separazione. L’uomo era un ex studente della scuola Dreierschützengasse, ma non aveva conseguito il diploma, come ha dichiarato martedì il ministro dell’Interno Gerhard Karner in una conferenza stampa. In un comunicato diffuso mercoledì, la polizia ha reso noto che, durante la perquisizione dell’abitazione del sospettato, sono stati trovati una lettera e un video d’addio, una bomba artigianale non funzionante e, apparentemente, dei piani abbandonati per un attentato con esplosivi. Le armi usate nell’attacco – una pistola e un fucile – erano legalmente detenute. La polizia ha inoltre precisato che le indagini sul possibile movente sono ancora in corso. Al momento non è emersa alcuna rivendicazione né un chiaro intento ideologico. Secondo alcune fonti, il giovane era estremamente riservato e socialmente isolato, e non risultano legami con gruppi estremisti o moventi politici. Tra le ipotesi al vaglio vi è anche quella del bullismo scolastico subito negli anni precedenti, ma le autorità non l’hanno confermata. Nel materiale ritrovato non vi sono espliciti riferimenti a vendette personali o ideologie. Le forze dell’ordine stanno ancora valutando ogni elemento utile per chiarire le dinamiche e le motivazioni alla base del gesto.