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Studente ucraino rompe la spalla alla prof, la madre la querela. Il ds: “Non conosce la lingua, si è sentito preso in giro”

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Ieri abbiamo parlato del caso di una docente di Roma che è stata aggredita da uno studente ucraino, che è arrivato a romperle la spalla. La professoressa si è lamentata dicendo che la dirigenza scolastica non avrebbe fatto nulla per assisterla.

L’altra versione

Il Messaggero ha ricostruito che, secondo la madre, innanzitutto, il figlio sarebbe stato preda di insulti e vessazioni razziste. Ci sarebbe stato semplicemente un gesto di stizza da parte del ragazzo, ma non violenza. La docente, secondo quest’altra versione, avrebbe proferito un insulto razzista: “Devi andare in galera in Ucraina”.

Secondo i colleghi, inoltre, la professoressa non aveva alcun segno nelle braccia, e sarebbe andata in malattia presentando continuamente certificati medici. Da nessun documento viene riportata la necessità di subire un intervento.

Ecco la versione del dirigente scolastico: “In realtà la questione è stata affrontata dal consiglio di istituto, che ha ritenuto grave il gesto del ragazzo, ma non a tal punto da giustificare una sospensione di 15 giorni. E, quindi, ora sarà convocato il consiglio di classe, e verrà presa una decisione”, ha spiegato.

“Si tratta comunque di un ragazzo che non ha mai dato problemi” – ha aggiunto ancora il dirigente – “uno studente che vive una situazione delicata e per il quale lo smartphone è anche strumento di integrazione. Probabilmente, in quel momento non ha capito cosa stesse succedendo. Non conoscendo la lingua, si è sentito preso in giro”. La docente ha denunciato lo studente, mentre la mamma dello studente ha querelato la professoressa.

La ricostruzione dei fatti

Tutto sarebbe accaduto dopo che la professoressa ha sequestrato il cellulare dello studente, un 16enne, che lo stava usando per giocare. Lo studente è ucraino, profugo di guerra; suo padre è morto in battaglia e la sorella è gravemente malata. “Non potevo fare altro che sequestrare il telefonino, come prevede il regolamento interno, e consegnarlo alla dirigenza”.

Quella mattina non c’erano bidelli al piano per far portare via il cellulare. Lo studente ha così provato a riprenderlo sulla cattedra. “Di fronte alla mia contrarietà, e al fatto che mi fossi frapposta al suo tentativo allontanandolo, il ragazzo mi ha graffiato una mano fino a farla sanguinare, quindi mi ha urlato parolacce in ucraino e sbattuto contro il muro”.

La professoressa, in “infortunio Inail”, è in attesa di essere operata per la rottura della cuffia dei rotatori della spalla sinistra. “A mezzogiorno, quella mattina, sono scesa ad allertare il preside. La mia mano sanguinava ancora, ma il dirigente mi ha detto: ‘Lei ha chiamato il 112, la sua questione non mi riguarda più’. Certo che avevo telefonato al pronto intervento. Era passato un quarto d’ora, nessuno veniva a darmi una mano, quello studente stava minacciando e spaventando anche i suoi compagni. Peraltro, quando ha capito che ero al telefono con i Carabinieri, si è calmato”.

Al cambio d’ora il ragazzo ucraino era ancora in classe, l’insegnante di Scienze motorie non ha compreso cosa fosse accaduto, e temendo nuove violenze è andata a chiedere spiegazioni alla vicaria. La vicepreside ha commentato: “Pensavamo fosse solo un problema con l’insegnante di Matematica”.

La docente aggredita ha lasciato in lacrime la scuola, accompagnata dal marito al pronto soccorso, dove le è stato accertato un picco ipertensivo. Ha ottenuto i primi sette giorni di prognosi per la mano ferita, ma solo successivamente ha scoperto, dopo una risonanza magnetica, l’entità del danno alla spalla.

Lo studente è stato poi assegnato ad un’altra classe dove ha continuato ad accumulare ritardi, addormentarsi in classe, giocare al telefono. “La scuola non ha segnalato l’accaduto al Provveditorato agli studi”, ha detto l’insegnante aggredita, “non ha scritto alla Asl dell’area, né chiesto l’intervento dell’Avvocatura di Stato. Ho dovuto farlo io. Preside e vicaria mi hanno messo sotto accusa. Aver chiamato il 112 è diventata una colpa e la mia versione dei fatti, certificata da tutti gli alunni, è stata messa in discussione: ‘Il tendine della spalla potrebbe essersi rotto durante il tragitto in auto verso il pronto soccorso, è stata una loro ipotesi’”.