
Poco meno di 2 anni fa (era esattamente il 28 giugno 2023) il Ministero dell’Istruzione e del Merito diramava questo comunicato: “Come preannunciato si è tenuto questa mattina un incontro fra il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e lo staff tecnico del ministero. Si è data lettura della relazione conclusiva dei lavori del tavolo composto da esperti di varia estrazione e dedicato al tema del bullismo. Al termine dell’incontro sono state definite dal Ministro tre direttrici di intervento: ridare valore al comportamento dello studente e al voto di condotta; modificare l’istituto della sospensione; definire presupposti, termini e contenuto delle attività di cittadinanza solidale. Nei prossimi giorni verranno comunicati i dettagli dei singoli provvedimenti”.
Il giorno successivo arrivava ance il secondo comunicato in cui, in sintesi, venivano annunciate alcune misure pensate dal Ministro: nella secondaria di primo grado ripristino del voto numerico per la valutazione del comportamento; nella secondaria di secondo grado bocciatura con il 5 in condotta e debito in educazione civica con il 6 (con obbligo di predisporre una tesina da discutere a fine anno scolastico); con la sospensione superiore a due giorni obbligo di svolgimento di attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate.
Alcune di queste disposizioni sono già entrate in vigore contestualmente alla approvazione della legge 150 dell’ottobre 2024, a distanza di 16 mesi dagli annunci del Ministro, mentre altre (tra cui quelle sulle sospensioni e sulle attività di cittadinanza attiva) non sono ancora applicabili perché prevedono la modifica dello Statuto degli studenti e delle studentesse che solo nei giorni scorsi è stata approvata in via preliminare dal Consiglio dei Ministri.
E, come abbiamo già scritto, potrebbero diventare operative nella migliore delle ipotesi a partire dal prossimo anno scolastico. Sempre a condizione che il Ministero riesca a stipulare le necessarie convenzioni con strutture pubbliche o private disponibili ad accogliere studenti sanzionati dalle scuole.
Insomma, il percorso è ancora lungo e tutto in salita.
Resta poi da capire se davvero misure del genere possano servire a tenere sotto controllo comportamenti che non sono soltanto “irregolari” o “eccessivi” ma, forse, sconfinano persino nel codice penale (ci riferiamo in particolare alle aggressioni fisiche nei confronti dei docenti o di altro personale scolastico o all’uso del tutto “sconsiderato” dei social o di strumenti di messaggistica).
E’ difficile pensare che la minaccia di 3 giorni di sospensione da scontare in parrocchia o in strutture che si occupano di disabilità possa essere un deterrente efficace per studenti che spesso vivono in contesti “fragili” o disagiati.
Se poi si tratta di ragazzi e ragazze di “buona famiglia” potranno persino contare su un adeguato supporto legale con relativo ricorso al TAR (magari vincente per qualche “vizio di forma” a cui la scuola non aveva prestato la dovuta attenzione).
In qualche altro caso potrebbe essere la famiglia stessa a derubricare il comportamento in “bravata” o “ragazzata”.
In tutto questo, il Ministro continua a richiamare l’attenzione sulla “cultura del rispetto” con soluzioni che sembrano più che altro slogan per raccogliere il consenso di chi la scuola vera la conosce davvero poco: ultima, in ordine di tempo, la “crociata” per far sì che gli studenti usino rigorosamente il lei parlando con i docenti e che le parole maestro e professore vengano scritte con la lettera maiuscola.
Insomma, la “battaglia” del Ministro contro il bullismo non pare aver dato finora risultati apprezzabili.
Forse quello che manca è la presa di coscienza che il bullismo e maleducazione nascono e si consolidano in ambito familiare e la scuola, spesso, fatica non poco a trovare strumenti per invertire la rotta.