Home Archivio storico 1998-2013 Estero Studio Uil: in soli due anni tagliati 40.000 prof precari

Studio Uil: in soli due anni tagliati 40.000 prof precari

CONDIVIDI
Sarebbe di 40mila docenti e 8mila Ata il numero di precari che in soli due anni si sono volatilizzati e che per un lungo periodo rischiano di uscire, viste le previsioni di risparmio, dal circuito di lavoro della scuola. La non certo sovrastimata quota è stata realizzata dalla Uil Scuola al termine di uno studio, comprendente l’andamento degli ultimi cinque anni, pubblicato a pochi giorni dall’avvio al Ministero dell’istruzione di un tavolo tecnico specifico sul precariato.
Il ragionamento del sindacato di Di Menna è molto semplice: se tra il 2007 ed il 2008 sono stati tagliati 20mila docenti, quest’anno, con i decreti di risparmio approvati in Parlamento ed i pensionamenti (almeno 20-25.000), il numero sarà almeno bissato.
Questi i numeri emessi dal sindacato confederale il 10 febbraio: “nel 2007 circa 8.600 insegnanti non sono stati confermati nelle nomine, nel 2008 sono state 11.628. Per il prossimo anno scolastico la riduzione di organico prevista dalla legge 133/08 è di circa 43.000 docenti”. Un decremento solo in parte attenuato dai circa 23.000 pensionamenti attesi. Così “il numero di chi non conseguirà alcuna nomina potrà arrivare a 20.000 persone (con forti variazioni nelle diverse regioni dovute alla presenza o meno di precari). Nella scuola – si legge sempre nel rapporto finale – la percentuale di precari che rischia di perdere il posto di lavoro è pari al 15% del totale”.
Il sindacato coglie anche l’occasione per fare il punto sul massiccio numero di docenti che quest’anno hanno ottenuto una supplenza di lunga durata: in cinque anni il numero totale di personale docente previsto dall’organico di diritto è sceso da 738.837 a 730.566 unità. Ma quel che preoccupa è che “in poco meno di tre anni si sono ridotti gli effetti delle ultime immissioni in ruolo del 2006: oggi lavorano nella scuola oltre 130 mila insegnanti precari. Di questi – spiega la Uil – un quinto lavora con un contratto a tempo determinato annuale (per l’intero anno scolastico) mentre la stragrande maggioranza (quasi 110 mila) lavora con un contratto fino al termine delle lezioni (da settembre a giugno)”.
E per il personale precario di amministrativi, tecnici ed ausiliari la previsioni non sono migliori: anzi, se si guarda alla percentuale di personale che non troverà più occupazione (se non attraverso le supplenze brevi) le cose vanno ancora peggio. “In base alla legge 133/08 – spiega la Uil Scuola – si prevede, per l’anno prossimo, un taglio di 15.000 posti in organico (su un totale di
253.931 posti di diritto di cui 79.700 a tempo determinato ndr ): ipotizzando, sulla serie storica, 7.000 pensionamenti, ci saranno almeno 8.000 persone che non troveranno più un posto di lavoro”.
Per Massimo Di Menna, segretario generale della Uil scuola, i tagli si abbatteranno su “un precariato `specifico’”, composto da “persone che hanno vinto un concorso, che insegnano da anni, hanno esperienze che sono state verificate, e spesso hanno un’età avanzata”, ha commentato il sindacalista.
Il sindacalista indica anche la strada da intraprendere: occorre prima di tutto sapere quali sono le concrete ricadute dei provvedimenti a livello locale quantificando “con precisione il numero delle persone che a seguito della contrazione di organico rischia di non avere confermato l’incarico. L’analisi territoriale – sottolinea Di Menna – è importantissima perché la distribuzione tra personale di ruolo e personale precario è diversa nelle varie province: la situazione di Caserta, ad esempio è diversa per numeri e materie da quella di Milano”.
Il leader della Uil scuola individua anche le misure di tutela del lavoro che possono calmierare i provvedimenti previsti dal Governo: “immissioni in ruolo e contratti pluriennali, finché ci sono posti disponibili; utilizzo del personale che rischia di non venire confermato in tutte le attività in ambito provinciale; utilizzo del personale nell’ambito dei progetti regionali, con parte delle risorse che le regioni destinano alle attività scolastiche; favorire il turn over attraverso meccanismi incentivanti i pensionamenti”. Tutti provvedimenti che il sindacato ha già indicato ai rappresentanti del Governo e ai dirigenti del Miur. Gli esiti li conosceremo a breve. Ma è meglio non farsi illusioni.