Home Politica scolastica Taglio istituti italiani all’estero, proteste immediate

Taglio istituti italiani all’estero, proteste immediate

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Si torna a parlare di taglio delle spese per le scuole italiane all’estero. E si tratta di più di un’ipotesi, visto che il progetto fa parte del piano che sta portando a termine il commissario straordinario per la spending review Carlo Cottarelli. La “voce” è presto rimbalzata tra le diverse centinaia di lavoratori che operano negli istituti italiani all’estero. E ha messo in allarme i sindacati. In particolare la Uil Scuola, che già un anno e mezzo fa aveva portato avanti una dura battaglia contro la stessa operazione, allora messa in atto da Governo Monti.

Il segretario generale del sindacato Confederale, Massimo Di Menna, ricorda che “la scuola italiana statale di Madrid è fra le cento migliori in Spagna, tra le sei scuole straniere inserite nelle migliori cento. E ne dà notizia il quotidiano El Mundo. Tra le motivazioni assunte per il riconoscimento ‘la possibilità offerta agli studenti di esprimere le proprie capacità, stimolare la creatività e costruire un percorso di crescita e formazione, personalizzato e incentrato sul dialogo con ragazzi e famiglie’. Le scuole italiane all’estero – commenta ancora il sindacalista – sono istituti di eccellenza. Sono altamente considerate nei paesi in cui si trovano. Ancora una volta giunge da altri quell’apprezzamento del nostro sistema di istruzione che dovrebbe partire da noi”.

“Abbiamo letto con sconcerto – continua Di Menna – che nel piano di revisione della spesa predisposto dal commissario Cottarelli sarebbe invece previsto un ulteriore taglio delle risorse per le scuole italiane all’estero. Deve valere, invece, quanto assicurato dal presidente del Consiglio Renzi: l’istruzione è una risorsa strategica. E questo deve valere anche per le scuole italiane all’estero. Condividiamo quanto detto oggi dal Premier a Bruxelles. La qualità della politica deve arrivare a determinare più risorse per l’istruzione che interessi sul debito”.

Ma, come al solito, la politica è un conto, la realtà è un’altra. “Sarebbe davvero sbagliato – conclude Di Menna – non sostenere e valorizzare le nostre eccellenze e la crescente domanda di lingua e cultura italiana nel mondo. Lingua e cultura italiana importanti perché strumenti di integrazione e sviluppo, in Italia e in Europa. Il Governo deve sostenerle e valorizzarle”. Non certo cancellandone una parte.