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Tfa, corsa ad ostacoli tra errori e ambiguità. Il caso dell’A052

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Abbiamo ricevuto tantissime mail di segnalazioni riguardanti imprecisioni, refusi, errori e risposte dubbie alle domande dei test preselettivi per l’accesso al Tfa, i corsi istituiti per abilitare i futuri insegnanti. Una pratica, purtroppo, ormai consueta. Già nel 2012, anno del primo ciclo dei corsi, non mancarono le polemiche con siti, blog e forum che pullulavano di contestazioni. Una situazione paradossale per il Tfa, una macchina che produce precari a vita visti i continui tagli all’organico della scuola. E che per giunta dovranno affrontare un ulteriore concorso prima di poter diventare di ruolo. Eppure tanti aspiranti si sono fatti carico di tante ore sui libri e di una spesa non irrisoria per iscriversi ai quiz, che al netto delle domande ambigue, se non decisamente sbagliate, costano tra i 100 e i 150 euro.

 

Il Cineca ha disposto una pagina ufficiale in cui sono riportati i testi delle prove di accesso e le modifiche apportate alle domande segnalate dai candidati per irregolarità. Sono state approntate modifiche riguardo le classi di concorso, A012, A038 e A059 (clicca qui per visualizzare le modifiche). Si ricorda che la pagina ufficiale del Tfa 2014 II ciclo è in continuo aggiornamento con la pubblicazione giornaliera dei differenti test preselettivi svolti per l’accesso alTirocinio formativo attivo.

 

L’ultimo caso ci viene segnalato da un gruppo di aspiranti tieffini e riguarda la classe A052.

 

Ecco quanto ci inviano alla nostra redazione segnalando gravi anomalie nella formulazione dei quesiti.

 

Gentile Ministro,

il dossier che viene qui presentato può considerarsi frutto di un lavoro collettivo eseguito da più docenti con la massima serietà, documentazione, onestà e acribia; è il risultato di un notevole e approfondito confronto fra colleghi, nato dopo la pubblicazione sul sito del CINECA dei quesiti oggetto d’esame per la preselezione TFA A052 e delle relative risposte date per corrette. Esso è volto a mettere in luce gravi ambiguità e/o anomalie presenti nella formulazione di alcuni quesiti cosicché si possa rimediare al danno ingiustamente subito da molti candidati.

Prima della trattazione dei quesiti anomali, si ritiene utile ricordare quanto dichiarato nel Decreto Ministeriale prot. n. 487 del 20/06/2014 e in https://tfa.cineca.it/2014/faqs.php: “Il test comprende 60 domande, ciascuna formulata con quattro opzioni di risposta, fra le quali il candidato deve individuare l’unica esatta”. 

48. La distinzione tra αἰτία e πρόφασις appartiene alla riflessione storiografica di:

A) Polibio

B) Erodoto

C) Senofonte

D) Tucidide

Ora, che la distinzione tra αἰτία e πρόφασις appartenga alla riflessione storiografica di Tucidide, ben prima di Polibio, è cosa nota a tutti e riportata in ogni testo di letteratura greca. Entrambe le opzioni (Tucidide e Polibio) sono corrette.

Per citare un testo fra tutti: Tucidide, Storie I, 23.

Si veda poi qualsiasi testo di letteratura greca.

La suddetta distinzione, fra l’altro, è formulata per la prima volta proprio da Tucidide; da Polibio viene semplicemente ripresa con l’aggiunta del concetto di archè. Dunque, volendo essere precisi, la distinzione enucleata da Tucidide è proprio quella tra aitia e prophasis, mentre quella enucleata da Polibio è tra aitia, prophasis e archè.

Giusto un paio di citazioni fra le innumerevoli proponibili:

1) “Polibio compie dunque una rigorosa distinzione fra la causa vera (aitia), il pretesto o causa formale (profasis) e l’inizio (archè) (Pol. Storie III, 6.14). Si tratta di uno sviluppo delle categorie causali tucididee (Tuc. Storie I, 23), in cui peraltro Polibio si arresta al livello dei fenomeni politici, laddove Tucidide si era inoltrato a indagare i complessi moventi umani da cui è determinato il corso della storia” [D. Del Corno, La letteratura greca. Storia e testi, Vol. 4 – L’età ellenistica e imperiale –, Milano 2003, p. 263].

2) “Anche per altri aspetti sostanziali – dall’ammirazione per la costituzione mista alla distinzione tra aitìa e pròfasis – Polibio si rifà a concetti ed a terminologia tucididea” [L. Canfora, Storia della letteratura greca, Roma- Bari 2001, p. 609].

Chiaro è che il quesito presenti due opzioni di risposta corrette: A) e D). Se il quesito fosse stato ben formulato avrebbe presentato un altro storico al posto di Polibio o di Tucidide, in questo modo:

48. La distinzione tra αἰτία e πρόφασις appartiene alla riflessione storiografica di:

A) Tucidide

B) Erodoto

C) Senofonte

D) Storico X [Ecateo di Mileto, etc.]

Risposta esatta: TUCIDIDE

48. La distinzione tra αἰτία e πρόφασις appartiene alla riflessione storiografica di:

A) Polibio

B) Erodoto

C) Senofonte

D) Storico X [Ecateo di Mileto, etc.]

Risposta esatta: POLIBIO

Poiché tuttavia la formulazione del quesito che è stato sottoposto ai candidati in data 17/07/2014 presentava le opzioni di risposta A) Polibio/B) Erodoto/C) Senofonte/D) Tucidide, il quesito presenta dunque due possibili risposte corrette: Polibio, ma ancor meglio e ancor prima, Tucidide.

50. Quale delle seguenti forme verbali presenta il cosiddetto raddoppiamento attico?

A) ἀγήγερκα

B) πεφόνεuκα

C) ἤγαγον

D) ε[ρριφα

Anche in questo caso, come per il quesito precedente, viene meno quanto dichiarato dal Decreto, essendo presenti due risposte assolutamente esatte fra le opzioni date: corretto il perfetto ἀγήγερκα e corretto l’aoristo ἤγαγον.

 Per chi non lo ricordasse, vi sono infatti alcuni verbi, come appunto ‘ago’, che presentano il raddoppiamento attico all’aoristo (egagon/ἤγαγον). Tale caratteristica viene riportata in testi di grammatica noti (Agnello-Orlando, Kühner, La Magna – Nucciotti, Pieraccioni, Agazzi – Vilardo, etc.), accurati e in uso nei Licei e nell’Accademia e ne viene dunque e giustamente dato insegnamento – pure a livello internazionale – in scuole e università.

 Per citare alcuni passi: “Il verbo α[γω, io conduco, forma anche l’Aor. II (secondo) Att. e Med. con questo raddoppiamento (scil. attico); ma l’aumento temporale cade qui sulla vocale del raddoppiamento lasciando inalterata la vocale della radice, e si trova soltanto nell’indicativo. Come: α[γω Aor. II Att. ἤγαγον, Inf. ἀγαγει̃ν; Aor. II Med. ἤγαγόμην, Inf. Med. ἀγαγέσθαι”. [R. Kühner, Grammatica elementare della lingua greca, Vol. 1, Torino 1864, pp. 160-161, par. 89 (paragrafo dedicato al raddoppiamento attico)]. Si segnala anche che tale grammatica è consultabile da tutti su Google Books.

 Altra citazione: “L’aoristo II di α[γω si forma dal tema raddoppiato ag-ag- (raddoppiamento attico)”. [G. La Magna – A. Nucciotti, La lingua dei greci, Milano 1964, p. 155, par. 84].

 Se non dovesse bastare, si confrontino anche D. Pieraccioni, Grammatica greca, Firenze 1990, p. 131, par. 152, osservazione n. 2 e P. Agazzi – M. Vilardo, Hellenistì, Bologna 2006, p. 327, nota n. 17.

 Se poi passiamo alla lingua inglese e digitiamo ‘Attic Reduplication’ (raddoppiamento attico), l’aoristo di ago salta fuori innumerevoli volte, in testi, saggi e siti più svariati.

 Si veda p.es. il sito http://www.carolandray.plus.com/TAKE/Verbs1.html ove si spiega che ‘the only reduplicated strong aorists that concern us are the very few which show Attic reduplication, e.g. ἤγ-αγον (aorist stem: ἀγ-αγ-)’ o anche persino Wikipedia (!) alla voce Ancient Greek verbs, ossia qui http://en.wikipedia.org/wiki/Ancient_Greek_verbs nella sezione paradigmi: ‘Velar-sistem: agō, aksomai, ēksa, ēgagon, agēokha, ēgmai, ēkhthēn “lead”. (Middle future, second aorist with “Attic” reduplication, irregular second perfect).

 Il quesito presenta due opzioni egualmente corrette, se fosse stato ben formulato avrebbe presentato un altro verbo al posto di ἀγήγερκα o di ἤγαγον, in questo modo:

50. Quale delle seguenti forme verbali presenta il cosiddetto raddoppiamento attico?

A) ἀγήγερκα

B) πεφόνεuκα

C) Forma verbale X senza raddoppiamento attico

D) ε[ρριφα

Risposta esatta: ἀγήγερκα

50. Quale delle seguenti forme verbali presenta il cosiddetto raddoppiamento attico?

A) Forma verbale X senza raddoppiamento attico

B) πεφόνεuκα

C) ἤγαγον

D) ε[ρριφα

Risposta esatta: ἤγαγον

 Poiché tuttavia la formulazione del quesito che è stato sottoposto ai candidati in data 17/07/2014 presentava le opzioni di risposta A) ἀγήγερκα/B) πεφόνεuκα /C) ἤγαγον /D) ε[ρριφα, il quesito palesa dunque due possibili risposte corrette: ἀγήγερκα, ma anche e non meno ἤγαγον.

I quesiti appena trattati, 48 e 50, per la correzione dei quali il consenso è – comprensibilmente – corale e unanime, devono necessariamente essere emendati tenendo conto ANCHE dell’alternativa incontrovertibilmente CORRETTA e dando quindi, com’è giusto, anch’essa per buona.

Seguono ora alcuni quesiti di comprensione del testo che hanno generato gravi ambiguità, sebbene non risultino ambigui a tutti.

51. Come potrebbe essere riformulata l’espressione in termini canonici (righe 2-3)?

A) Nella forma in cui viene più normalmente presentato

B) Così come viene proposto dalla tradizione ecclesiastica

C) Detto in modo meno volgare

D) Per capirci

Ora, premesso che l’espressione corretta da riformulare dovrebbe comprendere anche ‘in’ e non solo ‘termini canonici’ come indicato dal corsivo, il quesito presenta ambiguità in quanto risulta plausibile o non errata, visto il contesto, anche la scelta dell’espressione ‘per capirci’.

Ecco le righe in questione: ‘Il dilemma, in termini canonici, è questo:…’. Molti candidati hanno scelto l’opzione ‘per capirci’ e non pare affatto una scelta da considerarsi errata. Sia l’opzione A), sia l’opzione D) infatti stanno bene nel testo e ben si accordano al contesto:

I) Il dilemma, nella forma in cui viene più normalmente presentato, è questo…

II) Il dilemma, per capirci, è questo…

Va poi detto che si chiede di riformulare un’espressione (nello specifico ‘in termini canonici’) e l’opzione D) è molto più vicina a ciò che viene comunemente definito ‘espressione’ dell’opzione A). ‘Per capirci’ è opzione molto più simile a ‘in termini canonici’ come espressione e per brevità rispetto a ‘nella forma in cui viene più normalmente presentato’. Fra l’altro l’opzione A) presenta quel ‘più’ di troppo che la rende formalmente brutta e cacofonica. Se A) è da ritenersi la risposta corretta, di certo D) non può ritenersi una risposta errata.

Il quesito presenta una grave ambiguità.

55. Stando a quanto dichiarato nel testo, l’esperimento condotto da Costa ha coinvolto persone che parlavano:

A) due lingue tra cui, generalmente, l’inglese

B) lo spagnolo come madrelingua e una lingua straniera (in genere l’inglese)

C) per lo più l’inglese, più una lingua dell’Estremo Oriente

D) generalmente l’inglese come madrelingua più un’altra lingua tra spagnolo, coreano e francese

Tale quesito (“hanno intervistato 317 persone che parlavano due lingue, in genere inglese più un’altra tra spagnolo, coreano e francese”) è passibile di una doppia interpretazione:

I) Tutte le persone parlavano due lingue, generalmente l’inglese era una di queste e non si sa quale fosse la lingua madre. Quindi corretta l’opzione A).

II) Ciascuna persona parlava due lingue, in genere l’inglese più un’altra, ossia l’inglese come madrelingua più una seconda lingua. Quindi corretta anche l’opzione D).

Anche questo quesito genera una grave ambiguità.

56. Le persone che hanno partecipato all’esperimento:

A) per metà venivano interrogate nella propria lingua madre e per metà nella lingua straniera conosciuta

B) se erano spagnole erano interrogate nella loro lingua madre, altrimenti nella lingua straniera conosciuta

C) erano interrogate una volta nella propria lingua madre e una volta nella lingua straniera conosciuta

D) erano interrogate tutte solo nella lingua straniera conosciuta

 Le risposte a tale quesito sembrano impostate in modo errato. Nel testo, infatti, si fa riferimento alle risposte date dai partecipanti, e non alle “modalità di interrogazione”.

Il brano infatti non fa sapere la lingua in cui le persone venivano interrogate, bensì la lingua in cui hanno risposto, come si legge chiaramente alle righe 18-19: “Per ogni gruppo, metà dei componenti ha risposto nella lingua madre, mentre l’altra metà nella seconda lingua”. In questo quesito pare non esserci addirittura pertinenza tra la domanda e la risposta.

60. Quale di queste affermazioni non è contenuta nel testo o non è derivabile da quanto si afferma nel testo?

A) Lo studio dimostra che la propensione al comportamento etico è indipendente dalla cultura di origine

B) Il fatto che nelle riunioni di importanti organizzazioni internazionali un gran numero di persone sia costretta a usare una lingua che non è quella che preferisce potrebbe garantire una maggiore razionalità nelle decisioni

C) I madrelingua inglesi sono ormai in minoranza rispetto a chi parla l’inglese senza essere madrelingua

D) I risultati dello studio potrebbero avere importanti conseguenze (per esempio in ambito medico e legale)

A parte un difetto di forma come ‘un gran numero di persone sia costretta’ in B), alle righe 22-24 del brano si legge: “I linguisti si sono chiesti se ogni lingua codifichi i principi etici a modo suo, il che potrebbe spiegare il risultato, ma l’effetto si è ripresentato con ogni combinazione linguistica esaminata, per cui la cultura d’origine non sembra fornire una spiegazione”. Sembra chiaro dunque che il fatto che “la propensione al comportamento etico è indipendente dalla cultura di origine” è un’informazione che si ricava dal testo, come le altre tre; pertanto il quesito sembra non ammettere alcuna risposta corretta tra le quattro opzioni presentate (tutte e quattro ricavabili dal testo).

Si riportano infine altri due casi di anomalia e ambiguità estranei alla comprensione del testo che, seppur non trovando consenso generale e proprio per questo inseriti alla fine del dossier, vanno segnalati: essi infatti hanno comunque indotto in errore alcuni candidati.

12. La Biblioteca di Diodoro Siculo è:

A) una storia universale, dalle origini mitiche della civiltà al 54 a.C.

B) la narrazione degli eventi che coinvolgono la Grecia dalla fine delle guerre del Peloponneso al 311 a.C.

C) una raccolta di tradizioni e miti della Grecia arcaica

D) una storia universale di carattere etnografico che va dal 144 al 86 a.C.

La risposta A), data come esatta, presenta una datazione assai discutibile che ha indotto in errore alcuni candidati. Che gli avvenimenti arrivassero al 54 a.C. non è nozione condivisa e univoca. Tale leggerezza può confondere i candidati il cui libro di testo riporta una datazione diversa e rendere perciò errate ai loro occhi tutte e quattro le opzioni di risposta.

40. Nella commedia di V sec. la parabasi era il momento in cui il coro:

A) avanzava verso il pubblico rompendo l’illusione scenica

B) entrava in scena

C) dialogava in modo serrato con un attore

D) usciva di scena

L’ambiguità sta nel fatto che la parabasi era comunque un’entrata in scena del coro, l’inesattezza è presente nella formulazione dell’opzione di risposta per l’assenza della specificazione ‘entra in scena per la prima volta’ che avrebbe reso l’opzione ‘entra in scena’ scorretta alludendo alla parodo.

Ora, la risposta corretta è la A), ma non si può certo affermare che la B) sia scorretta dato che anche durante la parabasi il coro ‘entrava in scena’, se per ‘entrare in scena’ s’intende, come normalmente si fa, non solo entrare fisicamente in scena per la prima volta (specificazione che manca), ma anche ‘entrare’ in scena ogniqualvolta si reciti una parte.

La stessa parabasi è fra l’altro definita come ‘entrata in scena del coro’ in vari testi. Si confronti per esempio C. Bernardi – C. Susa, Storia essenziale del teatro, Milano 2005, p. 44: ‘La parabasi era divisa in sette parti: kommàtion, con cui il coro, entrando congedava gli attori che uscivano di scena, etc.’. Si veda anche quanto riportato in un altro saggio disponibile online (http://it.scribd.com/doc/96934120/Commedia-e-Aristofane): ‘Parabasi: momento a metà della commedia, quando la scena si svuota ed entra il coro. Gli attori si tolgono la maschera e iniziano un discorso qualsiasi con il pubblico’.

La risposta B) può dunque generare ambiguità, tanto da esser ritenuta corretta o almeno non errata poiché in essa non si specifica ‘per la prima volta’ (elemento che l’avrebbe resa scorretta).