
Dal “Deserto dei tartari” alla “Invasione degli orsi in Sicilia”, dal giornalismo militante a quello di costume, dal racconto forbito all’ elzeviro, dalla Pagina della cultura a quella dell’arte.
E ancora, dalle “Cronache terrestri”, una raccolta di scritti esemplari di Buzzati, alla “Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di raccontare storie” di Gianni Rodari che gli valse il premio Andersen.
Appare difficile, dunque, visto il richiamo che da qualche tempo si sta dando alla letteratura Fantasy da parte della cosiddetta “cultura di destra” (anche se il sapere non ha frecce direzionali), con mostre, convegni e monografie su Michael Ende, con la “Storia infinita” del giovane Atreyu, e su J. R. R. Tolkien, col “Signore degli anelli” e gli “Hobbit”, che anche il ministero dell’istruzione non ceda a questa sirena che in ogni caso risulta essere del tutto nuova e proponga un argomento simile agli esami di stato come prima prova scritta. E al ministro piacciono le novità, come ama spesso sottolineare.
Questo anche perché, nel nostro panorama culturale letterario non abbiamo grandi firme che abbiano intrapreso tale avventura e scavato tale filone, per cui, secondo il nostro parere, il ministro Valditara non mancherà di indirizzare la sua attenzione, relativamente alla prima prova scritta, su autori che in qualche modo si rifanno al fantastico e all’immaginario, al fiabesco e all’irreale, in quasi sintonia coi due autori stranieri, tanto amati dal partito di Giorgia Meloni.
E siccome di scrittori italiani che in qualche modo si possono accumunare a tale mondo, non ci sono altri che Buzzati e Rodari, ma più quest’ultimo che il primo, la scelta ci pare obbligatoria, se il nostro ragionamento è valido, come a noi sembra.
Di Buzzati, in modo particolare ricordiamo il “Segreto in cantina” e “La morte di un uomo solo”, mentre nell’immaginario di moltissimi alunni, che lo hanno avuto come libro lettura in aula, rimane, per i suo elementi fantastici e surreali, apparso per la prima volta sulle pagine del “Corrierino” nel 1945, “La famosa invasione degli Orsi in Sicilia”, ma anche “Il Colombre”, un animale marino che sceglie le sue vittime tra i marinai dove è imbarcato il protagonista.
Ma potrebbe pure succedere una svolta nei confronti di Italo Calvino, anche lui in qualche modo riconducibile alla fantasticheria con la trilogia “I nostri antenati”, o tramite gli smarrimenti dell’identità con “Il visconte dimezzato” o l’esaltazione del mito con “Il cavaliere inesistente”, a parte la satira della società con “Il barone rampante”. Certamente questa di Calvino è una letteratura meno fantasy e più filosofica, che si allaccia alla tradizione artistica italiana, come quella degli altri due, del resto, ma che in un modo o nell’altro nella traccia della prima prova scritta si lambicchi un riferimento a questo filone letterario, ci appare quasi certo, così certo da farci una scommessa…