Home Politica scolastica Un ddl per riattivare tutte le festività religiose soppresse

Un ddl per riattivare tutte le festività religiose soppresse

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A Palazzo Madama è stato depositato un disegno di legge per ripristinare le festività soppresse da parte della senatrice Paola De Pin, ex M5S ora del Gruppo azione partecipazione popolare.

La proposta parte dalla constatazione che il nostro è un paese di antica e profonda cultura religiosa e infatti prima del 1976 lo Stato riconosceva come giorni festivi agli effetti civili le festività religiose riconosciute tali dall’articolo 11 della legge 27 maggio 1929 che ratificò il Concordato stipulato dall’Italia con la Santa Sede in quello stesso anno. La disciplina delle feste è dettata in età repubblicana dalla legge 27 maggio 1949, che indicava oltre al primo giorno dell’anno, l’Epifania (6 gennaio), San Giuseppe (19 marzo), l’Ascensione, il Corpus Domini, i Santi Pietro e Paolo (29 giugno), l’Assunzione della Beata Vergine (15 agosto), Ognissanti (1° novembre), l’Immacolata (8 dicembre), Natale (25 dicembre).

A queste si aggiungevano tre festività, ufficialmente non riconosciute dalla Chiesa agli effetti del precetto festivo, ma di lunga e consolidata tradizione popolare: il lunedì dopo Pasqua (o lunedì dell’Angelo), il lunedì dopo Pentecoste e il 26 dicembre (Santo Stefano).

Nel 1977 vennero espressamente soppresse, agli effetti civili e nella cadenza infrasettimanale diversa dalla domenica, l’Epifania, San Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini, i Santi Pietro e Paolo perché avevano una “negativa incidenza sulla produttività sia delle aziende che dei pubblici uffici”.

Successivamente, con l’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 1985, n. 792, e in applicazione del nuovo concordato con la Santa Sede, veniva reintrodotta l’Epifania, ma l’attuale regime delle festività religiose agli effetti civili, in un Paese di forte radicamento della religione cattolica, spiega De Pin nella relazione “presenta incongruenze con realtà di altri Paesi, aderenti o non aderenti all’Unione europea, in cui la presenza della religione cattolica è minore o addirittura minoritaria”.

Per esempio, l’Ascensione (29 maggio), scomparsa dal calendario delle festività civili in Italia, risulta invece civilmente riconosciuta in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Polonia, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera. Il Corpus Domini (19 giugno) è festività agli effetti civili in Austria, in Svizzera, in Germania, in Polonia, in Croazia e in Portogallo. Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera riconoscono agli effetti civili il ‘lunedì di Pentecoste’.
E poi la vecchia festività di San Giuseppe si è conservata in Spagna, in Svizzera, in Baviera e in Tirolo, mentre i Santi Pietro e Paolo è giorno festivo in Svizzera, a Monaco, in Polonia e a Malta.

La senatrice De Pin si mostra convinta che la reintroduzione delle festività soppresse nel 1977 può ridare “significato alla tradizione popolare” senza determinare “scompensi significativi alla produttività delle aziende” e “trasferisce una quota maggiore di reddito prodotto ad altri comparti di mercato ad alto valore aggiunto”, quali il turismo e il tempo libero.