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Un Natale pensando all’estate

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Perché non fare qualcosa di originale, come pensare per tempo ai problemi che ci aspettano e programmare per tempo un modo per affrontarli?

Invece di rimproverare il governo di avere perso mesi inutilmente dall’estate scorsa a oggi senza prendere misure che in realtà nessuno raccomandava di preparare per tempo, si potrebbe oggi lanciare un po’ di idee per il futuro e proporre come realizzarle.

Per esempio, la scuola.

Siamo in inverno, e sappiamo bene in quali condizioni ci troveremo la prossima estate.

Ormai lo abbiamo capito: con l’andamento a singhiozzo che è già in atto, sarà il secondo anno consecutivo in cui il percorso scolastico di ogni studente sarà una pallida imitazione di quello di un anno scolastico normale. Per il seconda volta di seguito gli studenti non avranno la possibilità di svolgere un programma minimamente organico, da seguire con strumenti adeguati. Ne usciranno ancora più impreparati, con due anni di scuola persi, un vuoto che resterà nel loro curriculum e li bollerà come ‘quelli del covid’ come in passato ‘quelli del ’77’, che andavano a fare manifestazioni e scioperi invece di studiare, ricordate, o prima ancora quelli delle università di serie B, le private.

A meno che non ci sia qualcuno che consideri la didattica a distanza una didattica, e non abbia ancora capito che è qualcosa di ingestibile nelle primarie e secondarie, una non-didattica in quel contesto; che in ogni caso mancano strumenti adeguati, che gli insegnanti, frustrati dall’esperienza deprimente quanto faticosa dello scorso anno non ci credono più e non hanno più la disponibilità di votarsi al massacro.

Cosa si può dire di un’attività imposta agli insegnanti contro ogni loro disposizione, contro ogni loro convincimento, se non che preannuncia un fallimento annunciato?

L’esperienza dello scorso anno ci fornisce però molti più elementi che allora non avevamo. Sappiamo molto di più di allora. Sappiamo ad esempio che questa seconda ondata del covid è, dal punto di vista psicologico almeno, più aggressiva, più pericolosa, accolta con insofferenza e un disagio crescente, senza spirito di adattamento. Sappiamo che il miraggio del vaccino può alimentare atteggiamenti di imprudente superficialità, e tutto questo fa pensare a un pericolo ancor maggiore di quello che si è manifestato nella primavera scorsa, con conseguenze ancora più negative. Scuola, insegnanti e studenti non ne saranno esclusi.

Sappiamo però anche che nei mesi estivi il virus rallenta la sua presenza, che nella prossima estate il vaccino sarà disponibile da mesi e una qualche diffusione l’avrà avuta. Sarà possibile svolgere attività oggi non proponibili. Allora gli studenti, che hanno masticato senza attenzione e convinzione due nozioni frammentarie nell’anno, potrebbero seguire nei mesi estivi dei corsi di recupero di una certa durata, su materie di base almeno, come la matematica, la grammatica italiana, l’inglese. Con tutto il rispetto per le altre materie, forse, in una situazione di emergenza far di conto, saper leggere e scrivere e masticare un po’ d’inglese è più essenziale.

Sappiamo anche che affrontare uno, due mesi di corso con i mastodontici testi adozionali di oggi sarebbe dispersivo al limite dell’assurdo, ma sappiamo che c’è in realtà il tempo perché il Ministero commissioni agli editori dei testi agili, di buona sintesi, che garantiscano l’essenziale: sapere far di conto, saper leggere e scrivere e masticare un po’ d’inglese …. Testi dotati per di più di una serie di attività gestibili in autonomia dallo studente nel periodo delle vacanze.

In un clima di collaborazione fra Ministero ed editori si potrebbe preparare una serie di strumenti semplici ed adeguati, in grado di rimediare ai guasti prodotti dal covid: e una collaborazione di questo tipo non sarebbe originale, dopo che gli editori hanno fatto fronte alla situazione con una grande offerta gratuita di materiale?

E poi, questo davvero originale, quei testi prodotti in questi mesi il Ministero potrebbe perfino fornirli gratuitamente agli studenti, o consentire la loro defiscalizzazione: testi a basso costo, di un prezzo molto inferiore a quello della visita di un veterinario al nostro gatto. E se la visita del veterinario è detraibile dalle nostre tasse, perché non potrebbero esserlo i testi scolastici? O i libri in generale? Lo Stato ha pensato a tante cose, a tanti bonus, per rifare casa, per pagare la badante, per fare non so che altro, perfino andare in vacanza, e allora mandiamoli in vacanza, i nostri studenti, almeno con un libro, e dopo un corso di recupero bene organizzato e di una certa durata. Non sarebbe originale ?

In definitiva, e in buona sostanza, l’ultima cosa diversa, nuova e originale potrebbe essere per lo Stato di trattare i nostri figli pensando al loro futuro.

Paolo Pullega Sergio Olimbo