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Una famiglia su 3 chiede il tempo pieno

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A poche ore dalla chiusura delle operazioni di iscrizione degli alunni per il prossimo anno scolastico, il Ministero dell’Istruzione rende noto il risultato di un sondaggio effettuato su un campione di 900 scuole primarie.
Secondo questa indagine il modello a 24 ore – come peraltro era facilmente prevedibile – ne esce sconfitto dato che sarebbe stato scelto solamente dal 3% delle famiglie. Il modello a 27 ore avrebbe invece riscosso un 7% di consensi e il tempo pieno il 34%.
In modello più richiesto risulta quindi essere quello a 30 ore, scelto da 56 famiglie su 100.
La composizione del “campione” non è stata resa nota ed è quindi difficile fare un commento su questi dati.
E’ probabile comunque che il tempo pieno sia stato scelto prevalentemente al nord dove è già particolarmente diffuso mentre i modelli a 24 e 27 ore dovrebbero essere stati richiesti soprattutto in quelle realtà dove sono maggiori i problemi di disponibilità di locali e servizi aggiuntivi come mense e trasporti.
Nonostante tutto il ministro Mariastella Gelmini chiarisce che il “maestro unico” (o meglio il “maestro di riferimento” o “insegnante prevalente”) ci sarà in ogni caso, sia nelle classi a 24 ore, sia in quelle a 27 e a 30 ore.
Nei prossimi giorni i dirigenti scolastici dovranno trasmettere agli Uffici scolastici provinciali e regionali i dati sulle iscrizioni sui quali si inizieranno ad effettuare i primi conteggi delle risorse necessarie per garantire il tempo-scuola richiesto dalle famiglie.
Da quanto se ne sa in questo momento, in diverse regioni gli uffici periferici del Ministero (direzioni regionali e uffici scolastici provinciali) si stanno orientando a mantenere intatti gli organici di tempo pieno (due insegnanti per ciascuna classe) ma a contenere le ore di compresenza nelle classi a 30 ore (appare ormai quasi scontato che nelle classi a 24 e 27 ore la compresenza dei docenti venga cancellata del tutto).
D’altronde una ipotesi del genere sembra avvalorata anche dal comunicato diramato dal Governo subito dopo l’approvazione del Regolamento del I ciclo, comunicato che  assicura che nella primaria “restano confermati gli attuali modelli per gli anni successivi alle prime classi” e parla di “riduzione delle compresenze” (e non di cancellazione delle stesse).