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Una parte del tesoretto alle scuole? Secondo Prodi non è da escludere

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A San Lazzaro di Savena, nel pomeriggio del 31 marzo, sono in 2-300 fra insegnanti, genitori e bambini ad accogliere il Presidente del Consiglio Romano Prodi, per consegnargli una lunga lettera fitta di proteste e richieste. L’occasione arriva dalla inaugurazione della nuova mediateca comunale (30mila volumi, 11 libri per ragazzi, centinaia di videocassette, CD-ROM e DVD di ogni genere, più di 30 postazioni per la navigazione in Internet) e Prodi non si tira indietro, anzi accetta di buon grado di incontrare una delegazione di una quindicina di persone che lo incalzano con domande e richieste. 
Ma all’ordine del giorno c’è soprattutto la questione del tempo pieno; il Presidente capisce subito che la protesta di insegnanti e famiglie non è né “politica” né tantomeno pilotata, non appena la moglie Flavia gli fa osservare che fra i presenti c’è anche quella che era stata anni addietro la maestra dei loro figli ! Prodi sottolinea per l’ennesima volta che la situazione ereditata è davvero difficile (“Eppoi stiamo governando da un anno solamente” ricorda). Nel merito dei problemi appare un po’ evasivo, ripropone le soluzioni già avanzate da Fioroni e dalla Bastico (un po’ di posti di tempo pieno in più verranno assegnati alle regioni del nord e in particolare a quelle province dove maggiore è stato l’incremento della popolazione scolastica nella scuola primaria). 
Una conferma importante è arrivata invece su una anticipazione fatta dal Vice-Ministro Mariangela Bastico qualche giorno fa: Prodi ha ribadito che il Governo sta pensando ad un disegno di legge in materia di “Misure urgenti nel settore dell’istruzione”. Secondo l’idea della Bastico il provvedimento dovrebbe servire soprattutto a ripristinare per legge il modello del tempo pieno eliminando una volta per tutte l’equivoco dell’orario “27+3+10” nella scuola primaria. 
Sul possibile utilizzo del cosiddetto “tesoretto” il Presidente Prodi non si è sbilanciato (in molti a San Lazzato hanno chiesto che almeno una parte venga destinata alla scuola), ma ha lasciato la porta aperta: “E’ vero, le esigenze sono molte, ma chi l’ha detto che per la scuola non ci sarà nulla?”