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Università, Giannini apre ai fondi legati al contesto sociale

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Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, si dice disponibile ad un cambio delle regole sui fondi per gli atenei meridionali. Lo fa con un’intervista al Mattino, pubblicata il 4 aprile. “Non si può chiedere di trattare in modo speciale gli atenei del Sud” ma nell’attribuzione dei fondi alle Università, il responsabile del Miur si dichiara favorevole a criteri standard che “devono tenere conto del contesto sociale” e reddito medio.

“Non mi convince il vincolo, di matrice ministero dell’Economia, dei punti organico”, “gli atenei – continua Giannini – nell’ambito della loro autonomia devono poter utilizzare le risorse con l’obiettivo dei risultati, non di parametri ragionieristici”. E su istruzione e asili nido la Giannini si impegna a sostituire, come già avvenuto per i Comuni, la spesa storica, fino ad oggi utilizzata, con il fabbisogno standard “altrimenti – afferma – perpetuiamo le diseguaglianze sui territori”. La Giannini riflette sui test per i corsi di laurea a numero chiuso: “sa un po’ di lotteria. Tuttavia il bonus maturità non funzionava”; secondo i dati dello scorso anno, continua il ministro, “c’è una buona correlazione tra voto di maturità e test”.

Quanto alle selezioni per l’accesso a Medicina, in programma ad aprile, dice sempre il Ministro, “l’anticipazione consente a tutti di programmare meglio, anche per chi deve cercare alternative”. In merito alla scuola media “oggi non ho alcun progetto”, ammette, ma “il punto debole della catena scolastica è lì”. E sul programma degli autori del Novecento da studiare nei licei, che non include nessuno scrittore meridionale, la Giannini assicura: “studierò la questione e mi impegno ad arricchire questo elenco”.

Nei giorni scorsi anche per la scuola era arrivata una proposta del genere. Ma non dal Ministro. A farla era stata l’Anief, allarmata insegnanti saranno solo le regioni del Sud: nel prossimo anno scolastico si perderanno 14 cattedre in Abruzzo, 58 in Basilicata, 183 in Calabria, 387 in Campania, 33 in Molise, 340 in Puglia, 27 in Sardegna, 504 in Sicilia. “Per il Sud, in particolare laddove il disagio socio-economico è maggiore, occorre introdurre degli organici con parametri diversificati rispetto alle altre aree del Paese. E per questo occorre prevedere delle risorse aggiuntive, ad iniziare da un diverso rapporto docenti-studenti, facendo così cadere l’unicità degli organici e della formazione delle classi”.

Sullo stesso tema si sta muovendo anche Giovanni Burtone, parlamentare Pd della Sicilia, che ha chiesto di sapere al ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, attraverso una interrogazione, “il motivo per il quale a fronte di 33.997 studenti in più, il numero dei docenti non sia aumentato”. Sarebbe stato meglio chiedere al responsabile del Miur perché non si sta adoperando per cancellare la norma contenuta nella Legge 111/2011 che dal 2012/13 ha bloccato l’organico degli insegnanti.