
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, in una intervista al quotidiano Libero, ha parlato di molte sue battaglie, dal ritorno al concetto di “maturità“, alla riforma del voto in condotta.
Ecco l’attacco del ministro: “Secondo rilevazioni demoscopiche il lavoro non è fra le priorità dei giovani, il numero dei Neet è in continua crescita, molti giovani danno l’impressione di avere già tutto, perdono il loro tempo sui social dedicandovi ore e ore, staccandosi dalla realtà. Una società ‘socialista’, troppo protettiva, genitori che si mettono sullo stesso livello dei figli, che li viziano, li proteggono, genitori ‘adultescenti’, come li ha definiti il dizionario Zingarelli, una società che non prepara alle sfide, che non stimola al rischio, che non educa ad affrontare le proprie responsabilità e anche gli insuccessi, perché li nega alle radici. In questo contesto non si matura, non si cresce, non ci si responsabilizza, la società fa fatica a ‘correre’, è una società statica, non proiettata verso il futuro”.
Valditara sui genitori “sindacalisti dei figli”
Per Valditara occorre un cambiamento culturale: “È certamente preoccupante che di fronte a figli che distruggono arredi scolastici, cioè beni pubblici, vi siano genitori che contestano le sanzioni scolastiche, oppure che di fronte a un brutto voto si comportano come i sindacalisti dei propri figli. Il problema sono tuttavia innanzitutto i modelli culturali che ci hanno propinato in questi ultimi 50 anni. Esiste una cultura diffusa che minimizza concetti come quello di responsabilità individuale, che ha delegittimato l’autorità, che ha esaltato solo i diritti trascurando del tutto i doveri. È un lascito di quel ’68, di quel ’77, della cultura dell’’erba voglio’. Guai a parlare di doveri, guai a parlare di fatica, di merito e di assunzione di responsabilità. Perché c’è chi ritiene che la colpa sia sempre della società. È quel modo di ragionare che risale alla sociologia marxista e radicale che individuava la responsabilità della devianza nei mali del capitalismo, del mercato e della società borghese, cancellando la responsabilità individuale”.
“Basta vedere l’ostilità con cui le norme sulla condotta sono state accolte. C’è chi ha parlato di repressione, di fascismo. E questo perché c’è chi confonde i concetti di responsabilità e di autorità con l’autoritarismo. Mentre invece noi ci siamo mossi per contrastare comportamenti che non possono essere tollerati”, ha aggiunto. “Sessantotto? Lì siamo arrivati al terrore della regola, del divieto, del ‘no’. Gli stessi psicologi non a caso sottolineano come l’aumento dei femminicidi fra i giovani sia conseguenza anche della incapacità dei giovani di accettare un no. È il frutto di quella filosofia del ‘vietato vietare’, che si scaglia contro i divieti, considerati espressione di autoritarismo, di fascismo”.
La replica di Flc Cgil
Non si è fatta attendere la replica di Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil: “Impegnato com’è nella sua crociata, il Ministro continua a non occuparsi della condizione lavorativa del personale della scuola: infatti non ci sono risorse aggiuntive per rispondere all’emergenza salariale di docenti e Ata e non si prevede ancora un piano di stabilizzazione per gli oltre 250 mila precari. E invece, veniamo informati dai media che ci si sta alacremente adoperando per predisporre un codice di comportamento per gli insegnanti di cui, francamente, non si sentiva il bisogno”.
“La FLC CGIL continuerà a battersi per salari dignitosi, per la stabilizzazione dei precari e contro tutte le contro riforme che mettono in discussione i valori costituzionali: sono queste le priorità della scuola italiana e non le battaglie ideologiche e retrive della destra al Governo”, conclude Fracassi.