
Il cantautore ed ex docente Roberto Vecchioni è stato ospite del programma radiofonico di Rai Radio 2 “La versione di Andrea“, condotto da Andrea Delogu. L’autore di “Sogna, ragazzo, sogna” ha parlato di varie tematiche, raccontando anche aneddoti sul suo passato in cattedra.
“Da piccolo leggevo molto e volevo fare l’insegnante. Poi ho scoperto la musica e ho detto: perché non fare entrambe le cose? Mi piace essere chiamato professore, lo sono da cinquantadue anni”, ha esordito.
Vecchioni e l’esperienza al liceo classico
Ecco gli aneddoti: “I miei alunni mi vedevano come un divo all’inizio. Poi però nessuno pensava a me come irraggiungibile. Sono sempre stato molto affettuoso ma anche molto duro. Insegnavo al liceo classico, e lì devi studiare. Non ho mai bocciato nessuno, è sempre il consiglio di classe a farlo e io mi sono sempre opposto. Se l’Inter la domenica perdeva ero arrabbiato e non interrogavo, gli alunni lo capivano subito”.
“Un personaggio storico con cui andare a cena? Catullo, Petrarca, Nietzsche. Con Leopardi sarebbe noiosissimo”, ha poi scherzato. “Non è vero che si può parlare con tutti, ci sono persone che vogliono essere ignoranti”, ha concluso Vecchioni.
Paola Iezzi ex alunna di Vecchioni
La cantante Paola Iezzi, classe 1974, membro del duo Paola e Chiara, oggi giudice di X Factor, si è raccontata in un’intervista a Il Corriere della Sera, in cui ha parlato della sua esperienza da alunna del cantautore Roberto Vecchioni al liceo.
Ecco cosa ha detto: “È stato il mio insegnante solo per un anno, in quarta ginnasio, poi si trasferì a Desenzano con la famiglia. Ero brava in italiano e filosofia, ma con lui ogni tanto sono volati dei votacci in greco e latino che studiavo poco perché ero refrattaria alle regole, non mi piaceva imparare a memoria. Roberto era meraviglioso, un affabulatore, l’insegnante che tutti sognano di avere, quello dell’Attimo fuggente: ti apriva scenari che non avresti mai sospettato”.
“Aveva un’aria austera, arcigna, con il sigaro spento in bocca e il registro sottobraccio. Noi quattordicenni terrorizzati, era l’inizio dell’anno scolastico. Appoggiò il registro sulla cattedra facendo un rumore d’inferno: ‘Bene, adesso vi aspettano 5 anni di calci in c…’. Uscì sbattendo la porta. Ricomparve dopo 5 minuti e iniziò a fare lezione come se nulla fosse. L’ingresso con quella parolaccia era un modo per dire: ‘Raga, parlo la vostra lingua. Sono severo però vi capisco. Quindi non provate a prendermi in giro’. Quando l’Inter perdeva era particolarmente di cattivo umore, quindi noi la domenica speravamo sempre che i nerazzurri vincessero. Sennò erano dolori”, ha scherzato.
“Mio padre mi avrebbe spedita a ragioneria, non voleva che fossi legata all’idea di dover frequentare l’università a tutti i costi. Io scelsi e ottenni di iscrivermi al liceo classico”, ha concluso la cantante.