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Violenza alle donne, un caso ogni 15 minuti: se ne parli a scuola

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Sono innumerevoli gli interventi nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per fermare i continui reati di violenza fisica, psicologica e sessuale. In Italia, nel corso del 25 novembre, sono intervenute alcune delle più alte cariche dello Stato: in tutti i casi, si fa riferimento alla scuola, intesa come luogo primo per sensibilizzare i giovani a cambiare l’atteggiamento verso questo tema.

Il premier: la svolta parta dai giovani

Del tema si occupato anche il premier Giuseppe Conte, il quale ha scritto su twitter: “Abbiamo approvato norme, sbloccato fondi, avvisto confronti: la violenza contro le donne rimane un’emergenza. Lavoriamo per una svolta culturale, che parta dai giovani. Domani ne parlerò in una scuola a Roma insieme alla commissione d’inchiesta sul femminicidio #stopviolenzasulle donne”.

Casellati (Fi): usare la potenza della comunicazione

Anche Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, intervenendo al convegno “Libere dalle molestie, libere di scegliere”, ha fatto riferimento alle “potenzialità offerte dagli strumenti di comunicazione e di informazione per dare dignità alla condizione femminile, anche laddove la donna continua ad essere soggiogata dal pregiudizio sociale derivante da una cultura ormai anacronistica che la pone in posizione di inferiorità e di debolezza rispetto all’uomo”.

Secondo Casellati, quindi, occorre “educare e sensibilizzare” anche “perchè una rivoluzione culturale richiede di essere insegnata, spiegata, divulgata”.

“In tale ottica, penso a quanto possa essere utile investire sul coinvolgimento delle scuole e su programmi formativi volti a rafforzare il rispetto per il prossimo, per ogni forma di diversità – a cominciare da quella di genere – per la giustizia, per la vita umana stessa”.

Grasso (LeU): la chiave è nella scuola

A ricordare i numeri impressionanti sulla violenza che le donne subiscono nella nostra Penisola è stato il senatore di Leu Pietro Grasso, con un post su Facebook: “Ogni giorno in Italia 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti. Sono numeri impressionanti che descrivono un problema profondo e diffuso: donne di tutte le età, di ogni classe sociale, italiane e straniere”.

“L’unica caratteristica in comune delle vittime – ha continuato l’ex presidente del Senato – è il loro essere donne. L’unica caratteristica in comune dei carnefici è il loro essere uomini. Per far fronte a questo dramma servono molte cose, a partire dal finanziare e tutelare i luoghi di sostegno e supporto che rischiano la chiusura. Ma da dove si comincia davvero a cambiare la società? Io credo la chiave sia farlo dalla scuola. È un lavoro complesso, è vero, ma nel lungo periodo è solo educando al rispetto che cresceranno ragazze e ragazzi incapaci di ogni sopraffazione e violenza di genere”.

Zingaretti (Pd): nel Lazio rete di centri antiviolenza

Secondo Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e segretario nazionale del Pd, ritiene che “contro la violenza sulle donne oggi e sempre” occorre investire nella “prevenzione, nell’impegno culturale nelle scuole e nella presa in carico delle vittime. Nel Lazio – ha scritto su su Twitter – un impegno fortissimo che continua e va avanti anche con la rete dei centri antiviolenza e con il fondo per orfani di femminicidio”.

“Prevenire, proteggere e punire: è questa la strategia messa in campo dalla Regione Lazio in difesa delle donne vittime di violenza. Una donna che subisce l’oltraggio della violenza non deve anche subire l’offesa della solitudine. Noi ci siamo”.

Il pm: cambiare il ‘Codice rosso’

Il procuratore aggiunto di Roma e capo del pool specializzato su reati contro le donne, Maria Monteleone, ha invece puntato il dieto sulla legge relativa al ‘Codice rosso’, in vigore da agosto, perché, sostiene, conterrebbe modifiche sia sul piano dei reati che su quello delle procedure troppo rigide: “Condivido – ha detto – tutta la parte che contiene le nuove fattispecie di reato, tutte le modifiche legislative, ma ci sono delle criticità riscontrate dopo quattro mesi di applicazione”.

“In particolare – ha spiegato il pm – sulle norme che impongono l’ascolto della persona offesa o del denunciante entro tre giorni dall’iscrizione dalla notizia di reato. Le realtà operativa delle nostre procure conferma le previsioni già fatte su una disposizione così rigida. Quindi su questo – aggiunge – è auspicabile un intervento del legislatore, che calibri” una normativa che favorisca maggiore “tempestività dell’azione giudiziaria”.

“Strumenti prioritari – ha concluso Monteleone – sono l’impegno a modificare l’orientamento culturale a cominciare dalle scuole e dalla famiglia“.