Home Politica scolastica Accordo Fedeli-sindacati: il prezzo della “pace”

Accordo Fedeli-sindacati: il prezzo della “pace”

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La recente intesa tra la neo ministra Fedeli e i sindacati sarebbe il frutto di una pace sindacale piuttosto che un accordo per migliorare la scuola: lo sostiene un articolo sul Sussidiario

Un accordo che permettere a circa 50mila docenti di ritornare nelle scuole del centro sud, anche se non ci sarà di fatto posto per tutti, mentre i posti disponibili per l’insegnamento al nord sono il doppio di quelli del sud.

Un elemento preoccupante, sostiene Roberto Pellegatta, preside e membro dell’Associazione professionale di dirigenti scolastici DiSAL,  per i danni che porterà alle scuole statali e soprattutto agli studenti: a settembre ricominceranno gli annuali “caroselli” dei docenti, alla faccia del diritto allo studio e ad una didattica almeno stabile.

Non solo gli insegnanti vengono privilegiati rispetto alle altre categorie di dipendenti pubblici, scrive sul Sussidiario il dirigente, ma si vedono favoriti in necessità personali, a scapito delle necessità degli studenti, della qualità della didattica e del buon funzionamento delle scuole.

Inoltre si è anche congelata la chiamata diretta, da parte del preside, dei docenti che avevano scelto un ambito territoriale e non una singola scuola: si è trattato di una tra le poche vere innovazioni della legge 107 che ha permesso in molti casi l’assunzione di docenti con il profilo necessario al progetto formativo della singola scuola.

Tecnicamente questo è l’esito della privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico attraverso la trattativa sindacale che ha sottratto alla legislazione gran parte dei profili e delle condizioni di lavoro di tutti i dipendenti pubblici, mantenendo per tutti (anche per i docenti ed i dirigenti) la condizione di “impiegati” dello stato

Comunque la si voglia vedere, si legge sul Sussidiario, l’intesa è solo l’inizio della smobilitazione, tramite contratto sindacale, delle legge 107/2015 che anche il ministro aveva votato.

 

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In realtà i sindacati avevano chiesto di mettere mano anche ad altre innovazioni, mai digerite, delle legge per la Buona Scuola, come ad esempio il timido inizio di una valutazione dei docenti (il bonus di merito). Che sia questo il prossimo mattone da togliere alla 107? Il congelamento della chiamata diretta conferma questa tendenza nuova. 

L’avvio del prossimo anno scolastico quindi, dovrà affrontare i soliti gravi problemi: al carosello dei docenti si sommeranno quasi duemila scuole senza dirigente scolastico stabile a causa del mancato nuovo concorso (quelle attuali più i pensionamenti): un quarto delle scuole statali italiane. La vita dei dirigenti scolastici, sempre più tartassata da vessazioni burocratiche aumentate a dismisura, si complicherà e difficilmente la categoria vedrà di buon occhio l’intesa che non li faciliterà certo nel loro compiti.

Ma la domanda di base che viene posta nell’articolo è la seguente: gli interessi nazionali della scuola li stabilisce il Parlamento o la contrattazione sindacale?