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Addio precari e chiamata diretta. E meno alunni per classe: la proposta di Sinistra Italiana

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Dopo l’approvazione dei decreti attuativi della legge 107/2015 che ha introdotto alcuni correttivi, si pensava che le polemiche e le critiche alla Buona Scuola fossero finite. Ma non è così.

La senatrice Alessia Petraglia e l’onorevole Annalisa Pannarale di Sinistra Italiana, sono prime firmatarie di una proposta di legge depositata nelle rispettive Camere, che tocca ancora una volta la riforma della scuola targata Renzi:

 “A quasi due anni dalla legge 107, voluta fortissimamente dall’ex premier, dichiarano le firmatarie di Sinistra Italiana, troppi sono i problemi irrisolti, anche rispetto agli obiettivi dichiarati e più volte inutilmente rivendicati. Il caos dei trasferimenti, gli effetti della chiamata diretta dei presidi, il bonus del merito e i risultati dell’alternanza scuola-lavoro, sono lì a testimoniare che la riforma è stato solo un maldestro tentativo di guadagnare il consenso della categoria, ottenendo peraltro il risultato opposto, perché la sensibilità degli insegnanti italiani, tra i più malpagati in Europa, è stata ferita”.

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Secondo le parlametari i docenti sono le grandi vittime di questa riforma, che invece avrebbe dovuto pensare proprio a loro: “i docenti sono stati feriti dalla pretesa di squilibrare il potere a favore dell’uomo solo al comando, conitunano Pannarale  e Petraglia.

“Tutta un’altra scuola”, è la proposta di Sinistra Italiana che, fra le varie misure previste, punta all’abrogazione della chiamata diretta, che mette nelle mani del dirigente scolastico un grande potere decisionale.

Fra gli altri punti della proposta, il gruppo ritiene “rendere immediatamente disponibili per l’immissione a tempo indeterminato i posti attualmente coperti con incarico annuale, riconoscere il diritto a tutti i diplomati magistrali di entrare nelle GAE, e introdurre l’organico di potenziamento nella scuola dell’infanzia, relegata a Cenerentola dell’Istruzione”.

Dal punto di vista didattico, le parlamentari puntano ad abbassare il numero degli alunni per classe per migliorare la qualità dell’offerta e infine, vorrebbero estendere l’istruzione obbligatoria fino a 18 anni “come migliore ricetta contro la dispersione”. 

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