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Ai docenti che maltrattano gli alunni telefonino e WhatsApp sotto controllo a loro insaputa: tre maestre condannate nel casertano

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I dirigenti delle scuole e i docenti su cui pesano accuse di violenze o maltrattamenti verso i loro alunni possono ritrovarsi, a loro insaputa, con il telefono cellulare sotto controllo. È da questa verifica, assieme all’installazione delle telecamere in classe, che due maestre e la loro direttrice sono state portate alla sbarra e poi condannate con l’accusa di maltrattamenti continuati ai danni di minori.

Le donne – in servizio all’interno di un asilo privato di Casapulla, in provincia di Caserta – nel febbraio scorso erano state poste agli arresti domiciliari dopo le denunce dei genitori di un bambino.

Il giudice per l’udienza preliminare di Santa Maria Capua Vetere ha inflitto al termine del rito abbreviato tre anni e quattro mesi alla direttrice 47enne, due anni e otto ad una maestra 28enne che al momento dell’arresto era in servizio da poco tempo, e altrettanti ad un’altra maestra di 44 anni.

Il caso, che si è concluso in poco più di un anno, ha avuto un discreto clamore, anche perché erano state “oltre dieci le famiglie dei piccoli costituitesi in giudizio”, riporta l’agenzia Ansa.

Decisivo, ai fini della sollecitudine con cui si è conclusa, almeno la prima fase, del processo, è stato l’operato dei Carabinieri.

Poco più di un anno fa, era l’autunno del 2021, la madre di due bambine che frequentano la scuola ha denunciato i presunti maltrattamenti in aula: la più grande delle due aveva raccontato alla madre che veniva imboccata con violenza dalle maestre durante la mensa; sempre la madre ha poi scoperto che lo stesso trattamento veniva riservato anche alla figlia più piccola.

Ancora l’Ansa scrive che “i carabinieri di San Prisco, che hanno ricevuto la segnalazione, e della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, hanno così messo sotto controllo i cellulari delle tre maestre che si occupavano delle due classi in cui erano le sorelline, e all’interno delle aule hanno installato delle telecamere”.

“Le immagini – continua l’agenzia di stampa – hanno mostrato che i maltrattamenti erano sistematici, tra schiaffoni, strattoni, grida e modi piuttosto violenti, specie quando i bimbi facevano capricci durante i pasti. Chi piangeva veniva lasciato solo e sgridato, umiliato e qualche volta preso a schiaffi o messo in un angolo con le mani in testa; qualche bimbo è stato tirato giù con forza dalla brandina”.

Decisive, ai fini della condanna, sono state anche “i racconti di altri genitori”, ma soprattutto i contenuti emersi dalle registrazioni telefoniche. Come pure i messaggi inviati tramite smartphone, poiché “altre prove sono poi emerse dai messaggi scambiati dalle insegnanti su WhatsApp”.